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    Il crollo dell’ordine mondiale nucleare e il ritorno di Donald Trump

    Credit: AP Photo

    Le tensioni tra la Russia da una parte e Usa, Regno Unito e Francia dall'altra in conseguenza della guerra in Ucraina. Il programma atomico dell'Iran. E la minaccia nord-coreana. Il rischio di un olocausto radioattivo non è mai stato così alto dalla fine della Guerra Fredda. Ma possiamo ancora salvarci. Ecco come e cosa c'entra il ritorno del miliardario alla Casa bianca

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 15 Nov. 2024 alle 10:24

    Mancano 90 secondi a mezzanotte. La guerra in Ucraina, lescalation in Medio Oriente e le tensioni tra Cina e Stati Uniti avrebbero spinto il rischio di una «catastrofe globale» a livelli senza precedenti. A dare una misura di questo pericolo è il celebre Orologio dellapocalisse del Bulletin of the Atomic Scientists, fondato nel 1945 da fisici come Albert Einstein e J. Robert Oppenheimer che volevano denunciare le minacce poste dalle armi atomiche. Secondo il Science and Security Board della rivista, il rischio di una catastrofe causata dalluomo non è mai stato così alto. Da qui la decisione di portare per la prima volta le lancette a un minuto e mezzo dalla mezzanotte, annunciata a gennaio 2023, a seguito dellinvasione russa dellUcraina, e confermata un anno dopo.

    A preoccupare gli esperti, oltre alle guerre e alle tensioni crescenti, è il riarmo delle tre principali potenze nucleari, Stati Uniti, Russia e Cina, che stanno investendo nellampliamento o nellammodernamento degli arsenali nucleari, accrescendo così il pericolo «di una guerra nucleare per errore o calcolo errato». Dopo lo scambio di attacchi con Israele e il ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, che aveva affondato laccordo per il nucleare del 2015, anche lIran potrebbe dare laccelerata definitiva al programma nucleare e dotarsi di armi atomiche. 

    Castello di carte
    Una corsa che si accompagna al progressivo collasso del sistema di regole per contenere la proliferazione e fermare il rischio di escalation nucleare. «Nonostante il successo degli sforzi diplomatici volti a stabilire norme sull’uso delle armi nucleari, il mondo non può più dare per scontato che queste non saranno utilizzate in un conflitto convenzionale», hanno avvertito Heather Williams e Doreen Horschig su Foreign Affairs. Anche secondo le esperte del Project on Nuclear Issues del Center for Strategic and International Studies (Csis), il rischio di una guerra nucleare non è mai stato così alto dalla fine della Guerra Fredda. Anche perché, come riportato in uno studio dello scorso luglio, queste regole vengono sempre più messe in discussione a livello globale.

    I fragili progressi degli ultimi decenni, puntellati da accordi come il Trattato di nonproliferazione nucleare del 1968 e il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari del 1996, stanno rischiando infatti di dissolversi. Anche se il sostegno alle norme contro la proliferazione, lutilizzo e la sperimentazione di armi nucleari è ancora generalizzato, queste vengono sempre più contestate. Data la natura interconnessa di queste regole, lindebolimento di una parte di esse, come quella riguardante gli esperimenti, può produrre effetti a cascata su altre, come quella sulla proliferazione. Un deterioramento progressivo può portare così al collasso dellordine nucleare, paragonato a «un castello di carte».

    Minaccia nucleare
    Con la guerra in Ucraina lo spettro dellescalation nucleare è tornato ad affacciarsi per la prima volta da decenni. Le tensioni tra la Russia e le altre potenze nucleari occidentali, Usa, Francia e Regno Unito, hanno superato il livello di guardia nellautunno del 2022, dopo i momentanei successi della controffensiva ucraina. Nellottobre di quellanno lintelligence statunitense ha stimato che il rischio delluso di unarma nucleare in Ucraina avrebbe potuto superare il 50 percento. Secondo quanto riportato dal New York Times, dalle intercettazioni dei militari russi erano emersi riferimenti frequenti alluso di armi nucleari.  Per la «prima volta dalla crisi missilistica cubana», aveva commentato allepoca Joe Biden, «abbiamo una minaccia diretta delluso di unarma nucleare se di fatto le cose continuano su questa strada». Il timore riguardava luso di armi nucleari tattiche, ordigni di dimensioni più piccole rispetto alle cosiddette armi strategiche” ma comunque più potenti delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. 

    Alcuni mesi dopo, a febbraio 2023, Vladimir Putin ha annunciato la decisione di sospendere il trattato New Start (New Strategic Arms Reduction Treaty). Laccordo, da cui Mosca non si è ritirata, era entrato in vigore nel 2011 ed era stato prorogato nel 2021 per altri cinque anni. Obbliga Russia e Stati Uniti a schierare non più di 700 missili balistici intercontinentali e un massimo di 1.550 testate nucleari strategiche e prevede fino a 18 ispezioni annuali che i due Paesi potevano effettuare sui rispettivi siti di stoccaggio, per verificare il rispetto degli obblighi. Il successivo ottobre, la Duma russa ha votato per ritirare la ratifica da parte di Mosca del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, mai entrato in vigore per mancanza del numero minimo di ratifiche. Tra i Paesi che hanno aderito al trattato ma non lhanno ratificato, oltre a Cina, Egitto, Iran e Israele, ci sono anche gli Stati Uniti.

    Da quando il testo è stato approvato hanno condotto esperimenti nucleari tre Paesi, che non figurano tra i firmatari: India e Pakistan nel 1998 e Corea del Nord tra il 2006 e il 2017. In totale si tratta di «meno di 12» test, secondo lorganizzazione che si occupa in via provvisoria del monitoraggio degli esperimenti nucleari. Dalla fine della seconda guerra mondiale al 1996 invece erano stati condotti a livello mondiale più di 2.000 esperimenti nucleari: al primo posto gli Stati Uniti con 1.030 test condotti tra il 1945 e il 1992, seguiti dallUnione Sovietica, con 715 test tra il 1949 e il 1990, e infine la Francia, con 210 test tra il 1960 e il 1996.

    Lunico Paese ad aver condotto test nucleari nel 21esimo secolo è quindi la Corea del Nord, che ha testato le sue prime bombe a idrogeno durante la presidenza Trump. A settembre 2022 Kim Jong-Un ha dichiarato che lo status del Paese come potenza nucleare «è ormai diventata irreversibile». Anche India e Pakistan, come il regime di Pyongyang, stanno ampliano i propri arsenali. Tra i Paesi nucleari figura anche Israele, che ancora non riconosce ufficialmente di avere latomica. Questi si vanno ad affiancare alle cinque potenze nucleari citate dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, ossia Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito.

    Per salvaguardare lordine che negli scorsi decenni è riuscito a limitare luso delle armi nucleari, Williams e Horschig invitano Washington a cercare di dialogare maggiormente con quei Paesi in via di sviluppo che esprimono preoccupazioni riguardo il progressivo abbandono del sistema di regole. Inoltre consigliano agli Stati Uniti di rafforzare le partnership con i Paesi Nato e dellIndo-Pacifico a difesa dellattuale ordine nucleare. Il rischio però è quello di rafforzare alcune norme per indebolirne altre. Ad esempio, il ricorso al deterrente nucleare per fermare le escalation potrebbe ridurre la necessità per i Paesi alleati di sviluppare capacità nucleari indipendenti. Ma potrebbe anche ostacolare il controllo degli armamenti a lungo termine, aumentando il «valore percepito delle armi nucleari». Linvito quindi è di sostenere da un lato la deterrenza e dallaltro di fare affidamento sulla mediazione del Giappone, lunico Paese ad aver finora subito la devastazione delle armi nucleari in guerra, per facilitare il dialogo con gli Stati non nucleari.

    Nuovo corso?
    Non è ancora chiaro se la nuova presidenza Trump sarà aperta a suggerimenti simili, ma il movimento conservatore sembra preferire un approccio muscolare. Tra le misure contenute nel controverso Project 2025, il rapporto da 900 pagine del think tank Heritage che riunisce le proposte da cui potrebbe attingere la seconda presidenza Trump, ce ne sono diverse che riguardano anche il nucleare. Adottate assieme, secondo il Bulletin of the Atomic Scientists, porterebbero al più massiccio riarmo nucleare dai tempi dellamministrazione Reagan, ormai più di quarantanni fa. Comprendono laumento del numero di armi nucleari oltre i limiti stabiliti dai trattati e lincremento dei fondi per lo sviluppo e la produzione di testate nucleari nuove e più moderne, dando priorità ai programmi nucleari rispetto ad altri programmi di difesa.

    Alla nuova amministrazione viene inoltre suggerito di rigettare la ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e «di manifestare lintenzione di condurre test nucleari in risposta a sviluppi nucleari degli avversari, se necessario». Secondo Tom Armbruster, ex addetto agli Affari nucleari presso lambasciata statunitense a Mosca, la proposta rappresenterebbe un «enorme passo indietro».

    «Dovremmo negoziare ulteriori tagli agli arsenali nucleari del mondo, un divieto di armi nello spazio e la bonifica dei vecchi siti di test in tutto il mondo», ha scritto il diplomatico, specificando che «purtroppo» la Russia non potrà più essere un «partner responsabile nella denuclearizzazione». Armbruster, che in passato ha ricoperto il ruolo di ambasciatore presso le Isole Marshall, ha ricordato anche la necessità di non ripetere gli errori del passato. Proprio nelle isole Marshall, nel 1954, il più potente ordigno esploso nella storia statunitense, Castle Bravo, ha spazzato via due isole nellatollo di Bikini e parte di una terza, contaminando le isole vicine. A causa dei 67 test nucleari condotti nelle Isole Marshall tra il 1946 e il 1958 il rischio di cancro è aumentato significativamente, con un parallelo incremento nella popolazione di infertilità, aborti spontanei e malformazioni congenite. L’obiettivo, secondo l’ex ambasciatore, è chiaro: «dovremmo lavorare insieme per trovare modi per riparare il pianeta, piuttosto che infliggere ulteriori danni che dureranno per migliaia di anni».

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