Crisi Usa Iran, ultime notizie 8 gennaio 2020
Ore 22,00 – Due razzi in Iraq – Due razzi sono caduti sulla Green Zone di Baghdad, dove hanno sede diverse ambasciate tra cui quella americana. Lo rendono noto fonti della sicurezza. L’attacco è avvenuto quasi 24 ore dopo che Teheran ha lanciato missili nelle basi irachene che ospitano forze di coalizione americane, in risposta all’uccisione da parte degli Stati Uniti di Qasem Soleimani.
Sono razzi Katyusha quelli caduti nella Zona Verde a Baghdad e, secondo quanto riferito dal Washington Post che cita le forze di sicurezza irachene, non ci sarebbero vittime. Secondo alcune fonti sarebbero tre i razzi che hanno colpito la capitale irachena. I razzi nella Zona Verde a Baghdad sono caduti vicino all’ambasciata americana, dalla quale si sono alzate le sirene. Lo riportano alcuni media internazionali citando fonti della polizia. Reuters sul proprio sito riporta che uno dei razzi sarebbe caduto a 100 metri dall’ambasciata.
Ore 19.00 – Le conseguenze della tensione Usa-Iran sul petrolio – La corsa al ribasso del petrolio a New York non accenna a fermarsi. Le quotazioni perdono il 4,5 per cento e scendono sotto i 60 dollari al barile, bruciando tutti i guadagni accumulati con le tensioni fra Stati Uniti e Iran. Tensione stemperate dalle parole di Donald Trump alla nazione.
Ore 17.45 – Il discorso di Trump alla Nazione – Il presidente Usa Donald Trump ha parlato alla Nazione dopo l’attacco missilistico dell’Iran contro due basi statunitensi in Iraq avvenuto all’1.20 di notte (ora locale, circa mezzanotte in Italia), la stessa ora in cui è stato ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo) a Baghdad venerdì scorso, 3 gennaio.
“Finché sarò presidente l’Iran non avrà mai l’arma nucleare”, ha detto Trump iniziando il suo discorso. Dietro di lui tutto lo stato maggiore della sua amministrazione, dal vicepresidente Mike Pence, al segretario di stato Mike Pompeo al capo del Pentagono Mark Esper. “Non c’è stata nessuna vittima e nessun ferito tra gli americani. I danni alle strutture sono stati minimi”, ha detto Trump riferendosi all’attacco di questa notte contro le basi Usa in Iraq.
Ore 17.22 – L’Iraq convoca l’ambasciatore iraniano – Il governo iracheno ha deciso di convocare l’ambasciatore iraniano a Baghdad per “violazione della sua sovranità”. Ne danno notizia fonti ministeriali irachene.
Ore 16.00 – L’avvertimento dell’Iraq agli Usa – L’Iraq ha avvertito gli Stati Uniti che l’Iran stava per attaccare le sue forze militari in due basi del Paese. Lo riportano alcuni media americani citando una fonte locale che parla di “messaggio verbale ufficiale” consegnato da Teheran a Baghdad che a sua volta lo avrebbe “passato” ai vertici militari Usa.
Ore 14.30 – “L’Iran non si ritira di fronte all’America” – “È stato chiaramente dimostrato che non ci stiamo ritirando di fronte all’America”, ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani al consiglio dei ministri dopo l’attacco missilistico contro due basi irachene che ospitano truppe americane seguito all’uccisione da parte americana del generale Soleimani. “Se gli americani sono saggi, non intraprenderanno alcuna altra azione in questo frangente”.
Ore 13,00 – L’Iraq condanna gli attacchi iraniani – Il presidente iracheno Barham Salih ha condannato gli attacchi dell’Iran dicendo di non essere disponibile a vedere l’Iraq “trasformato in un campo di battaglia”.
Ore 11.20 – Di Maio: “Condanniamo l’attacco dell’Iran, atto grave” – “Seguiamo con particolare preoccupazione gli ultimi sviluppi e condanniamo l’attacco da parte di Teheran. Si tratta di un atto grave che accresce la tensione in un contesto già critico e molto delicato”. Lo ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
“È accaduto quello che temevamo. L’Iran ha risposto al raid Usa lanciando decine di missili contro le basi militari di Ayn al-Asad e di Erbil in Iraq. Entrambe ospitano personale della coalizione internazionale anti-Isis, di cui fa parte anche l’Italia. Seguiamo con particolare preoccupazione gli ultimi sviluppi e condanniamo l’attacco da parte di Teheran. Si tratta di un atto grave che accresce la tensione in un contesto già critico e molto delicato”.
“In queste ore difficili esprimo a nome del governo anche tutta la mia vicinanza ai nostri militari e li ringrazio – prosegue Di Maio – Purtroppo è la storia che si ripete. Invitiamo entrambe le parti alla moderazione e alla responsabilità. La regione vive una instabilità da decenni, una nuova guerra spingerà la proliferazione di cellule terroristiche e di nuovi flussi migratori. Non è più accettabile tutto questo”.
Il ministro degli Esteri prosegue: “Si apprenda dagli errori del passato e si torni al dialogo. Intanto dopo il vertice di ieri a Bruxelles e la mia visita in Turchia, oggi sono in viaggio verso Il Cairo, per discutere ancora di Libia e della situazione in corso. Questa sera sarò ad Algeri. L’Ue non può restare immobile, l’Ue non può mostrarsi divisa ma deve parlare con una sola voce. E a proposito di quanto riportato da alcuni organi di stampa, in sede europea non si è mai parlato di riattivare Sophia, al contrario”.
“Pensiamo invece che servano misure serie per attivare e soprattutto far rispettare un embargo complessivo via terra, via aerea e via mare nel Mediterraneo. Bisogna smetterla di vendere armi, bisogna fermare ogni interferenza esterna in Libia”, conclude il suo post Di Maio.
ore 10:20 – Netanyahu: “Se colpiti reagiremo con estrema potenza” – È arrivata anche la prima reazione di Israele all’attacco missilistico di stanotte condotto dall’Iran contro le basi americane in Iraq. “Noi teniamo duro – ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu – di fronte a chi vorrebbe annientarci. Chiunque cercherà di colpirci riceverà a sua volta un colpo estremamente potente”. Su Soleimani, il presidente israeliano ha detto che “era responsabile della morte di numerosissimi innocenti”: per questo motivo, Israele si schiera completamente dalla parte degli Stati Uniti”.
ore 9.48 – Air France sospende voli su spazio aereo Iran e Iraq – La Air France ha sospeso “tutti i voli sugli spazi aerei iraniano e iracheno”.
ore 9.20 – Cina: “Usa e Iran mostrino misura e moderazione” – La Cina esprime preoccupazione per gli ultimi sviluppi della crisi in Medio Oriente tra Usa e Iran, dopo l’attacco di Teheran a due basi militari americane in Iraq, invitando le parti a mostrare misura e moderazione. “Usa e Iran devono risolvere i loro conflitti”, ha affermato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang. “Il peggioramento delle tensioni non è nell’interesse di nessuno”, ha poi aggiunto, assicurando che la Cina avrà “un ruolo responsabile nell’allentamento delle tensioni”.
Ore 9.00 – Khamenei, leader supremo Iran: “Abbiamo dato schiaffo a Usa” – L’Iran “ha dato uno schiaffo gli Stati Uniti con l’attacco missilistico alle sue basi militari, ma non è ancora abbastanza e la presenza corrotta degli Stati Uniti dovrebbe finire”: lo ha detto il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, in un messaggio trasmesso dalla tv iraniana.
“Gli americani per la loro presenza nella regione e in qualsiasi altra parte del mondo hanno causato solo guerre, differenze, distruzioni”, ha aggiunto Khamenei, sottolineando che “poiché sedersi ai tavoli delle trattative e tenere discorsi apre solo la strada all’interferenza e alla presenza dei nemici, i colloqui dovrebbero fermarsi”.
“Coloro che pensano che se facciamo un passo indietro i nostri problemi saranno risolti commettono un errore. Credono che non dovremmo far arrabbiare gli Stati Uniti, ma invece dovremmo lasciarli arrabbiare”. ha proseguito Ali Khamenei. “Dovremmo conoscere i nostri nemici e i modi per affrontare i loro stratagemmi” e “per nemici, intendo gli Stati Uniti, il regime sionista e il sistema arrogante, che comprende un gruppo che saccheggia il mondo e reprimere la gente”.
Ore 8:45 – Il Regno Unito condanna gli attacchi in Iran – In mattinata è arrivata anche la prima reazione del Regno Unito agli attacchi missilistici dell’Iran di stanotte contro due basi Usa in Iraq. Il ministro degli Esteri Dominic Raab ha condannato gli attacchi e ha espresso preoccupazione per le notizie che parlano di numerose vittime. “Condanniamo questo attacco alle basi militari irachene che ospitano la coalizione, comprese le forze armate britanniche”, ha dichiarato, sottolineando la preoccupazione “per le notizie di vittime e uso di missili balistici”.
Ore 7:40 – Esercito Iraq: “Nessun nostro soldato colpito” – Secondo l’esercito dell’Iraq, nessun soldato iracheno è stato colpito dall’attacco dell’Iran di stanotte contro due base americane in Iraq, ad al-Asad ed Erbil.
Ore 5,05 – L’Iran colpisce le forze Usa: “La vendetta è iniziata” – Alle 1,20 ora locale, la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Soleimani, l’Iran ha lanciato un attacco missilistico contro le forze guidate dagli Stati Uniti in Iraq. Teheran ha lanciato diversi missili balistici (15 secondo gli Usa, 22 secondo Teheran) dal territorio iraniano contro almeno due strutture irachene che ospitano il personale della coalizione guidata dagli Stati Uniti. L’agenzia Farsnews precisa che Teheran ha lanciato i missili di propria produzione ‘Ghiam’ e ‘Fateh’.
L’attacco secondo i media iraniani provocato almeno 80 morti, ed è stato rivendicato dalle forze iraniane, le quali hanno affermato che “La feroce vendetta è iniziata”. Le notizie sul numero dei morti non sono ancora certe. La televisione di Stato iraniana cita fonti della Guardia Rivoluzionaria secondo le quali oltre agli 80 morti ci sarebbero 200 feriti. “Grandi perdite sono state inflitte a numerosi droni, elicotteri e equipaggiamento militare nella base” di al-Asad.
Sull’attacco missilistico di stanotte in Iraq, è intervenuto anche il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif: “L’Iran – ha detto – non vuole una escalation ma ci difenderemo contro ogni
aggressione. Abbiamo intrapreso e concluso proporzionate misure di autodifesa”, prendendo di mira la base dalla quale è stato lanciato un attacco “codardo contro nostri cittadini e funzionari di livello”.
Il Pentagono per il momento non conferma quanto riportato dall’Iran e parla di morti iracheni, personale civile che operava nella zona. Sempre secondo i funzionari Usa, l’Iran ha lanciato 15 missili, di cui quattro non hanno centrato il bersaglio. “Gli americani ora sanno che le loro basi possono essere prese di mira dall’Iran. Le loro basi saranno prese di mira se gli Stati Uniti risponderanno agli attacchi missilistici dell’Iran in Iraq”, ha dichiarato alla tv di Stato iraniana un portavoce delle Guardie rivoluzionarie iraniane.
Il portavoce del Pentagono Jonathan Hoffman ha dichiarato in una nota che le basi prese di mira sono la base aerea di al-Asad e un’altra struttura a Erbil, in Iraq, dove si trovano anche diversi militari italiani, i quali, a quanto risulta, non sarebbero feriti e avrebbero trovato rifugio in appositi bunker. Il presidente Usa Donald Trump, invece, ha scritto sul suo profilo Twitter che “Va tutto bene! Stiamo facendo ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo”.
Cosa è successo ieri
La giornata di ieri, martedì 7 gennaio, è stata contraddistinta dalla strage avvenuta nel corso dei funerali del generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo) a Kerman, sua città natale. La ressa, infatti, ha provocato oltre 50 morti e circa 40 feriti: motivo per cui la sepoltura del generale iraniano ucciso da un raid Usa è stata rimandata.
Mentre non accennano a diminuire le tensioni tra Usa e Iran, è giallo sulla volontà degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Iraq. In una lettera diffusa dalla stampa e firmata dal generale William H. Seely, infatti, venivano impartiti ordini alle truppe statunitensi affinché si riposizionassero in vista di un “trasferimento fuori dall’Iraq”. Una possibilità, però, smentita dal capo del Pentagono Mark Esper. Una eventualità sulla quale è intervenuto anche Donald Trump, che ha dichiarato: “Un ritiro degli Usa sarebbe ora la cosa peggiore per l’Iraq”.
La Nato, dal canto suo, ha fatto sapere che ritirerà “temporaneamente” parte del suo personale dall’Iraq, mentre la Francia ha detto di non avere nessuna intenzione al momento di ritirare i suoi soldati dal territorio iracheno.