Crisi Usa-Iran: dobbiamo aspettarci una terza guerra mondiale ora?
Sul fronte del Medio Oriente, il nuovo anno si è aperto con una rapida escalation della crisi tra Usa e Iran: l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, morto a Baghdad in seguito a un raid degli Stati Uniti, rischia infatti di provocare nelle prossime settimane un vero e proprio terremoto. C’è chi prevede lo scoppio di un nuovo conflitto, chi parla addirittura di terza guerra mondiale e chi invece cerca di ridimensionare ciò che è successo oggi.
Quello che gli Usa, su ordine del presidente Donald Trump, hanno ucciso non è semplicemente un generale dell’esercito dell’Iran, bensì il comandante delle forze speciali Al Quds, braccio armato dei Pasdaran per operazioni segrete all’estero. Molti analisti internazionali lo consideravano una delle figure chiave della strategia dell’Iran in Medio Oriente. Molto vicino alla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, addirittura per alcuni era il futuro leader iraniano. Aveva avuto un ruolo di primo piano nella guerra all’Isis in Iraq e Siria e nell’espansione dell’influenza del suo Paese in Iraq. Nel raid americano, inoltre, è rimasto ucciso anche Abu Mahdi al-Muhandis, leader delle Kataib Hezbollah (gruppo paramilitare iracheno vicino all’Iran).
L’attacco di stanotte è stato il culmine di una serie di rappresaglie incrociate tra Usa e Iran. Il 28 dicembre, infatti, un contractor americano era stato ucciso da un razzo scagliato sulla base Usa a Kirkuk. Gli Stati Uniti avevano risposto il giorno dopo con un bombardamento che aveva ucciso 25 miliziani delle Kataib Hezbollah. Un gesto che aveva spinto una folla di manifestanti ad assaltare l’ambasciata Usa a Baghdad.
Nonostante ciò, con l’omicidio di Soleimani gli Usa sembrano aver tirato via la sicura dalla granata rappresentata dalla delicata situazione in Medio Oriente. Un gioco di potere nel quale rientra non solo l’Iran, ma Israele, l’Iraq, l’Afghanistan e persino la Siria.
L’hashtag “terza guerra mondiale” in trending topic
Per tutta la giornata di oggi, venerdì 3 gennaio 2020, su Twitter ha impazzato l’hashtag “WorldWarIII”, terza guerra mondiale. Una frase balzata presto in trending topic e rimasta lì in alto per diverse ore. Mentre tutti i leader mondiali si affannavano a chiedere agli Stati interessati nel conflitto di procedere con il dialogo ed evitare un’escalation di violenze, migliaia e migliaia di utenti si interrogavano sul rischio reale di un nuovo conflitto mondiale.
Anche perché le autorità iraniane non hanno perso tempo, dopo l’uccisione di Soleimani, a minacciare gli Usa e i loro partner, come Israele. A Teheran, capitale iraniana, migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro gli Usa e soprattutto contro Donald Trump. I manifestanti hanno bruciato le bandiere americane e lanciato slogan.
“Gli americani di tutto il mondo non avranno più pace”, ha urlato l’ayatollah Seyed Ahmad Khatami, guida della preghiera collettiva, in un sermone a Teheran. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha detto chiaramente che “gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto”, mentre la guida suprema Ali Khamenei ha annunciato tre giorni di lutto nel Paese e “una dura vendetta contro i criminali”.
Dal canto suo, su Twitter, anche Trump ha rincarato la dose: “Il generale Soleimani – ha scritto dopo aver postato una bandiera americana, in segno di sfida verso i manifestanti di Teheran che quel vessillo lo hanno bruciato – ha ucciso o gravemente ferito migliaia di americani nel corso di un lungo periodo di tempo, e stava tramando per ucciderne molti altri. Ma è stato preso”.
Usa-Iran rischiano davvero una nuova guerra?
Ma al netto di tutto ciò, il mondo rischia davvero di scivolare in una nuova guerra? Di certo è ancora troppo presto per dirlo, ma ci sono alcuni elementi da non sottovalutare.
In primis il gesto dell’ambasciata americana in Iraq, che ha invitato tutti i cittadini Usa sul luogo a “lasciare l’Iraq immediatamente, per via aerea dove possibile, altrimenti via terra”. Inoltre, per domani è prevista una riunione straordinaria del Parlamento iracheno, che valuterà se mandare via le truppe americane in Iraq.
Ma al netto di tutto ciò, secondo molti analisti internazionali le preoccupazioni circa una possibile terza guerra mondiale sono esagerate. Come scrive il New York Times, è certo che l’Iran non si fermerà qui e cercherà una nuova rappresaglia. Ma è anche vero che difficilmente attaccherebbe frontalmente gli Usa.
È più facile, dunque, che si creino nuovi focolari di battaglia in Medio Oriente, con particolare attenzione all’Iraq dove la presenza iraniana non è comunque vista di buon occhio dalla popolazione, che nelle scorse settimane ha manifestato in piazza contro l’ingerenza dell’Iran nella politica interna. Un altro tema è il tanto discusso accordo sul nucleare iraniano: dopo l’uscita unilaterale degli Usa, l’Iran ha minacciato di aumentare il tasso di arricchimento dell’uranio. Cosa succederà adesso che i rapporti con gli Stati Uniti si sono incrinati ancora di più?
Mentre per quel che riguarda Trump, con lo spettro dell’impeachment e la polemica sollevata dal Congresso che ha detto di non essere stato avvertito del raid Usa ai danni di Soleimani, il rischio è che la mossa di oggi si riveli avventata e controproducente.