È passato quasi un anno dalla diffusione della pandemia e i ricercatori, nel frattempo, sono riusciti a identificare numerosi fattori che possono aumentare le possibilità di una persona di morire a causa del Covid-19. Tra questi, ipertensione, diabete e obesità.
Ma c’è un’altra variabile che assume maggiore importanza: è l’invecchiamento demografico. Volendo stimare la vulnerabilità di un paese al Covid-19 e basandosi solo sulla struttura per età della popolazione, The Economist è giunto a una conclusione inaspettata: il virus è dieci volte più mortale in Italia che in Uganda.
Le persone di 60 anni ad esempio hanno il doppio delle probabilità di morire di Covid-19 rispetto ai cinquantenni. In pratica, la probabilità di morire a causa della malattia raddoppia all’incirca ogni otto anni di età. Questo aiuta a spiegare perché i paesi più vecchi e più ricchi sono andati peggio del previsto nella pandemia, rispetto a quelli più giovani e più poveri.
Eppure, subito dopo lo scoppio dell’epidemia, era sembrato piuttosto ovvio che ad esempio i paesi africani sarebbero stati devastati dal virus, innanzitutto per la carenza delle infrastrutture ospedaliere. Ma a distanza di mesi – anche se occorre considerare la modesta affidabilità dei dati statistici diffusi dalle autorità dei paesi poveri – le cose non sembrano andate così.
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