L’Onu è “allarmata per la rapida diffusione” della Covid-19 in Libia, dove si è verificato “un aumento dei contagi pari al 270 per cento nell’ovest, al 480 per cento nel sud e al 50 per cento nell’est del Paese”. La denuncia arriva dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), secondo cui il dato reale potrebbe essere molto più alto di quanto registrato, a causa di una grave carenza dei servizi sanitari e dell’impossibilità di effettuare i test.
Secondo i dati ufficiali del Centro nazionale per il controllo delle malattie (NCDC), finora nel Paese nordafricano sono stati segnalati oltre 221.495 casi di Covid, di cui 6.061 registrati domenica 18 luglio, segnando il picco giornaliero dei contagi dall’inizio della pandemia.
“Siamo allarmati per la rapida diffusione del virus nel Paese”, ha affermato il rappresentante speciale dell’Unicef in Libia, Abdul Kadir Musse. “Il tasso di vaccinazione è molto basso e la diffusione è rapida. Dobbiamo essere più veloci nella nostra risposta. La cosa più importante che possiamo fare per fermare la diffusione della Covid-19 e le varianti è garantire che tutti coloro che ne hanno diritto vengano vaccinati. I Paesi con un’elevata copertura di due dosi di vaccini sono stati in grado di ridurre drasticamente il tasso di ospedalizzazione e decessi. Abbiamo anche bisogno di seguire e rispettare le misure preventive”.
Inoltre, le Nazioni Unite sospettano tra i ceppi virali in circolazione a livello locale sia presente anche la variante Delta. Il nuovo ceppo – “altamente contagioso” – “persiste nei Paesi vicini e molto probabilmente si trova già in Libia“.
Tuttavia, secondo l’Unicef, è probabile che, nonostante questi “numeri abbastanza terrificanti”, il dato effettivo dei casi di Covid in Libia “sia molto più alto a causa della grave carenza di test e di capacità di analisi di laboratorio”.
Già sconvolto da anni di instabilità e guerra, secondo le Nazioni Unite, “il sistema sanitario libico è oggi ulteriormente messo alla prova dagli elevati tassi di contagio all’interno delle singole comunità e sta lottando per frenare la rapida diffusione del virus e per soddisfare i bisogni della popolazione”.