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    Covid, la Cina risponde alle accuse: “Gli scienziati di Wuhan meritano il premio Nobel”

    Un addetto alla sicurezza di fronte all'Istituto di virologia di Wuhan, il 27 gennaio 2021. Credit: EPA/ROMAN PILIPEY
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 17 Giu. 2021 alle 17:41

    Covid, la Cina risponde alle accuse: “Gli scienziati di Wuhan meritano il premio Nobel”

    Gli scienziati dell’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) meriterebbero di ricevere il premio Nobel per la medicina e non di essere accusati di avere causato la pandemia di Covid-19. È il parere del governo cinese in risposta alle crescenti polemiche sulle responsabilità della Cina nelle fasi iniziali dell’epidemia, che nelle ultime settimane hanno riportato alla ribalta l’ipotesi che il virus sia fuoriuscito dal laboratorio della città cinese di Wuhan.

    Una teoria fino a pochi mesi fa screditata ma che oggi viene invece presa apertamente in considerazione da esperti autorevoli ed è stata anche discussa all’ultimo vertice del G7, pur nell’assenza di prove dirette a sostegno.

    Secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijiang, il fatto che gli scienziati cinesi a Wuhan siano stati i primi a sequenziare il nuovo coronavirus non dimostrerebbe che l’origine del virus sia da rintracciare a Wuhan o che il virus sia stato creato da scienziati cinesi.

    “Se la prima pubblicazione di una sequenza virale di alta qualità basta per essere incolpati riguardo l’origine del nuovo coronavirus, allora il professor Luc Antoine Montagnier, che per primo ha scoperto l’HIV, dovrebbe essere la causa della pandemia globale di AIDS, non il vincitore del Premio Nobel per la medicina”, ha detto oggi Zhao, commentando la recente intervista al New York Times a Shi Zhengli, dirigente del Wiv ed esperta dei virus di pipistrelli spesso citata nelle teorie sull’origine artificiale del virus.

    “Come diavolo posso offrire prove per qualcosa quando non ci sono prove?”, ha detto Zhengli nell’intervista, in cui ha denunciato le accuse contro il laboratorio come infondate, comprese la rivelazione, pubblicata a maggio dal Wall Street Journal, che tre ricercatori dell’istituto erano già stati  ricoverati in ospedale a novembre 2019, a diverse settimane primi casi della malattia confermati dalle autorità cinesi, dopo aver manifestato sintomi riconducibili a Covid-19, ma anche all’influenza. “L’Istituto di virologia di Wuhan non ha riscontrato casi del genere”, ha affermato Zhengli. “Se possibile, puoi fornire i nomi dei tre per aiutarci a verificare?”

    A marzo una missione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) recatasi a Wuhan per indagare sull’origine del virus, ha definito la possibilità della fuga dal laboratorio “estremamente improbabile”. Un giudizio ritenuto affrettato dai sostenitori della teoria della fuga dal laboratorio, dal momento che l’équipe dell’Oms avrebbe dedicato all’Istituto di virologia una visita di sole tre ore, senza la possibilità di consultare dati grezzi o documenti originali, concentrandosi invece allo studio dell’origine animale del virus. Lo stesso giorno della pubblicazione del rapporto, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che la squadra non aveva potuto approfondire sufficientemente la possibilità di una fuga dal laboratorio, sostenendo che questa “richiede ulteriori indagini”.

    Secondo Zhao, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, ”il rapporto è stato scritto congiuntamente da più di 30 massimi esperti in vari campi in tutto il mondo, il che lo rende ampiamente rappresentativo e altamente professionale”. Il portavoce ha invitato gli Stati Uniti a dimostrare un atteggiamento aperto come quello della Cina, invitando esperti internazionali presso siti sensibili come la base di Fort Detrick, dove si trova l’istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito degli Stati Uniti.

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