La notizia del ritrovamento dei resti di centinaia di bambini sepolti in un orfanotrofio cattolico di Tuam in Irlanda ha suscitato non poca indignazione. È stata ripresa da diversi media internazionali, ma con diverse imprecisioni. Per esempio l’espressione “fossa comune” è stata smentita dal fatto che i corpi si trovavano in realtà in strutture sotterranee divise in diversi ambienti.
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Non è la prima volta che si parla di questo ritrovamento. Nel 2014 la studiosa Catherine Corless aveva fatto riferimento alle morti avvenute in quell’orfanotrofio sulla base dei documenti di circa 800 bambini sulla cui modalità di sepoltura non si hanno notizie certe.
Con la notizia del 3 marzo si riporta il fatto che la commissione di inchiesta sulle case per ragazze madri in Irlanda ha confermato la presenza di questi corpi. L’Irish Times aveva già pubblicato all’epoca le parole della studiosa per chiarire che non c’è possibilità di stabilire la corrispondenza tra il numero di documenti analizzati e i resti ritrovati.
La differenza rispetto al 2014 è che gli scavi sono stati fatti e i resti sono stati portati alla luce. La notizia per gli abitanti del luogo non è affatto nuova, tanto che è presente anche un altarino della Madonna e spesso le persone andavano a depositare fiori sul posto.
Il giornale britannico The Guardian ha citato anni di sospetti riguardo alla pratica degli orfanotrofi cattolici di seppellire in loco i bambini morti nella struttura. I documenti sulle morti avvenute a Tuam, insieme a una mappa del sito di sepoltura, sarebbero stati in mano allo stato già da quando l’orfanotrofio è stato chiuso. Su quel terreno poi è stato dato negli anni il permesso di costruire edifici.
Per quel che riguarda le cause dei decessi, bisogna tenere conto che nella finestra temporale alla quale risalgono le morti dei bambini il tasso di mortalità era sensibilmente più alto di quello attuale. Dato che potrebbe spiegare l’elevato numero di certificati di morte ritrovati.
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