Il 3 dicembre, poco dopo mezzanotte, un commando armato composto da tre auto ha attaccato un posto di blocco della polizia nel centro di Grozny, la capitale cecena.
Dopo aver ucciso tre agenti, gli uomini armati si sono asserragliati tra la cosiddetta casa della stampa (edificio che ospita le maggiori emittenti locali) e una scuola.
Il Comitato nazionale antiterrorismo ha disposto centinaia di uomini per fermarli. Il bilancio, conclusi gli scontri a fuoco, è di almeno 19 morti e una trentina di feriti.
L’attacco terroristico, rivendicato dal gruppo islamista Emirato del Caucaso, sembra rompere il fragile equilibrio che la Cecenia aveva trovato sotto il governo di Razman Kadyrov.
Leader paramilitare e Primo Ministro reggente, Kadyrov mantiene l’ordine dispiegando un gran numero di agenti nelle città, tattica che fa discutere perché rischia di minare le libertà fondamentali dei cittadini ceceni.
La Cecenia è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, i ceceni hanno provato a diventare uno stato autonomo senza successo. La Cecenia ha combattuto due guerre per l’indipendenza dalla Russia negli anni Novanta (dicembre 1994 – agosto 1996 e agosto 1999 – maggio 2000).
L’annessione della Cecenia, regione a prevalenza musulmana, all’Impero russo, è avvenuta a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Quando nel 1991 l’Unione Sovietica si è dissolta, molte regioni della federazione hanno trattato per diventare Paesi indipendenti – tra questi la Bielorussia e il Kazakhstan. La Cecenia ha provato a fare lo stesso, ma i negoziati con la Russia non sono andati a buon fine.
Quando la regione ha dichiarato l’indipendenza in modo unilaterale, nel 1994, il presidente russo Boris Yeltsin l’ha invasa. Era l’11 dicembre. Quasi esattamente vent’anni (più una settimana) prima dell’attacco accaduto qualche giorno fa a Grozny. L’invasione degli anni Novanta diede inizio alla prima guerra cecena. La seconda fu dichiarata nel 1999.
Presto i miliziani separatisti abbracciarono una nuova causa, quella religiosa. Così, anche dopo la fine del secondo conflitto e la vittoria russa, le violenze non smisero. Gli islamisti organizzarono attacchi terroristici contro Mosca, con bombe piazzate nella città che seminarono il terrore.
Nel 1999, i jihadisti tentarono di organizzare una “guerra santa” contro la Russia, ma il governo di Mosca li represse duramente. Il movimento sembra aver perso forza negli ultimi anni. Il minore fervore si deve in parte alla partenza di molti miliziani alla volta di Afghanistan, Iraq e Siria, in parte alla massiccia presenza della polizia voluta da Ramzan Kadyrov.
L’attacco nella capitale cecena è stato rivendicato da un gruppo islamista Emirato del Caucaso. Si tratta della più potente organizzazione jihadista sul territorio ceceno ed è riconosciuto come organizzazione terroristica sia da Mosca che da Washington.
In un video postato su Youtube una persona, che si definisce uno dei partecipanti al commando armato, ha spiegato che l’operazione suicida era stata ordinata da Emir Khamzat, nome di battaglia del leader dei jihadisti ceceni Aslan Byutukayev.
I motivi sono cambiati radicalmente nel corso degli ultimi 200 anni. Si è passati dalle spinte separatiste a quelle nazionaliste, dall’islamismo alla mera delinquenza. In generale, comunque, quasi tutte le lotte sono avvenute per liberarsi del controllo russo sul territorio.