Mancano meno di due settimane all’insediamento del nuovo presidente eletto alla Casa Bianca, ma l’assalto al Campidoglio da parte di un gruppo di manifestanti pro-Trump, che ha provocato quattro morti e la sospensione della seduta del Congresso volta a certificare l’elezione dell’esponente democratico, potrebbe innescare una serie di eventi che cambieranno lo scenario della transizione dei poteri tra Donald Trump e Joe Biden.
Il presidente Trump, in una dichiarazione pubblicata su Twitter, assicura che “ci sarà una transizione ordinata”: un netto cambio di tono rispetto al discorso con cui ieri ha fomentato i manifestanti (“Non ci arrendiamo, non concederemo mai la vittoria”. Ma questa mossa potrebbe non bastare a salvare Trump: dall’impeachment “accelerato” alla rimozione tramite il 25esimo emendamento, sono molteplici le ipotesi che si stanno rincorrendo sui media statunitensi e che potrebbero portare alla fine del mandato di Trump prima del 20 gennaio. Ma vediamo quali sono state le prime conseguenze degli scontri a Washington e quali sono i possibili scenari:
Cascata di dimissioni alla Casa Bianca
La prima conseguenza è quella delle dimissioni a cascata di diversi funzionari della Casa Bianca, tra cui la portavoce di Melania Trump, Stephanie Grisham, e la vice portavoce della Casa Bianca Sarah Matthews. Poche ore dopo, ha rimesso l’incarico anche il vice consigliere per la sicurezza nazionale Matt Pottinger. Anche il segretario sociale della Casa Bianca Rickie Niceta ha presentato le dimissioni, secondo la Cnn.
Secondo la stampa statunitense nei prossimi giorni potrebbero lasciare anche il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, il vice capo dello staff Chris Liddell e la segretaria dei Trasporti Elaine Chao, moglie del leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, che ha condannato duramente la scelta di Trump di contestare il voto.
L’ipotesi di un impeachment “accelerato”
Donald Trump dovrebbe restare in carica fino all’insediamento di Biden alla Casa Bianca, previsto per il prossimo 20 gennaio, ma quanto accaduto a Washington fa emergere il timore è che Trump possa alimentare lo scoppio di nuove tensioni nelle prossime due settimane.
Per questo, diversi deputati democratici hanno chiesto un nuovo procedimento di impeachment “accelerato” per il presidente. Di solito, infatti, occorrono settimane o mesi per una messa in stato d’accusa, ma in questo caso la Camera potrebbe votare incriminazioni nel giro di poche ore passando la palla al Senato per un processo lampo.
La deputata democratica Ilhan Omar ha dichiarato che sta preparando articoli di impeachment contro Trump sulla base della sua istigazione all’assedio violento del Congresso e agli attacchi alle elezioni. “Non possiamo permettere che rimanga al potere, è una questione di preservazione della nostra Repubblica e dobbiamo rispettare il nostro giuramento”, ha detto.
Anche la deputata dem del Colorado Diana DeGette ha chiesto l’immediato impeachment di Trump, seguito dalla sua rimozione e dal suo arresto. Tuttavia, anche se molti repubblicani hanno preso le distanze da Trump, non è detto che siano disposti a mettere in stato di accusa e condannare il presidente. Meno di un anno fa, va ricordato, il Senato a maggioranza repubblicana aveva assolto Trump durante un procedimento di impeachment.
Il ricorso al 25esimo emendamento
Un’altra ipotesi invocata in queste ore, probabilmente più rapida, è quella di utilizzare il 25esimo emendamento della Costituzione per rimuovere forzatamente Trump dall’incarico. Secondo alcuni media americani, alcuni funzionari dell’amministrazione Usa hanno iniziato a discutere di questa eventualità.
Il 25esimo emendamento prevede che il vicepresidente assuma temporaneamente i poteri nel caso il presidente muoia, si dimetta o venga riconosciuto incapace di “adempiere ai poteri e ai doveri della carica” (qui cos’è e come funziona il 25esimo emendamento).
Si tratta di una misura straordinaria, che richiederebbe alla maggioranza del gabinetto e al vicepresidente Mike Pence di dichiarare al Congresso che Trump non è in grado di adempiere ai suoi doveri di presidente. L’eventuale opposizione del presidente determinerebbe il ricorso al voto della Camera, che dovrebbe esprimersi con una maggioranza qualificata di due terzi per decretare la rimozione.
La dichiarazione di Pence o del gabinetto che darebbe inizio all’iter, tuttavia, non è affatto scontata. Anche se, come riporta la Cnn, un crescente numero di leader repubblicani inizia a ritenere che Donald Trump dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio, al governo oggi sono rimasti solo fedelissimi di Trump, che potrebbero rifiutare di prendere posizione contro di lui.
La dichiarazione che darebbe inizio all’iter, tuttavia, non è affatto scontata. Anche se, come riporta la Cnn, un crescente numero di leader repubblicani inizia a ritenere che Donald Trump dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio, al governo oggi sono rimasti solo fedelissimi di Trump, che potrebbero rifiutare di prendere posizione contro di lui.
Dimissioni anche per Trump?
Le dimissioni dei funzionari dell’amministrazione uscente potrebbero spingere Trump a lasciare volontariamente l’incarico. Il presidente Usa si ritrova infatti a rischio di un isolamento pressoché totale, come sembra confermare la scoperta, da parte del New York Times, che è stato in realtà il vicepresidente Mike Pence ad autorizzare la mobilitazione della Guardia Nazionale a Washington per confrontare i dimostranti. Sarebbe quindi già Pence a cercare di svolgere le funzioni di presidente. Le dimissioni potrebbero inoltre consentire a Trump di evitare un nuovo impeachment o la rimozione forzata dall’incarico tramite il 25esimo emendamento: il tycoon avrebbe il vantaggio di “chiudere la partita” con una sua mossa, piuttosto che essere “cacciato” dalla Casa Bianca.
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