Nella notte tra martedì 14 e mercoledì 15 novembre l’esercito dello Zimbabwe ha preso il potere marciando sulla capitale, Harare, con dei carri armati, qualche giorno dopo la decisione del presidente Mugabe di estromettere il suo vice Emmerson Mnangagwa, candidato a succedergli al governo del paese. Mnangagwa era stato preso di mira soprattutto dalla moglie di Mugabe, Grace, anche lei candidata alla successione.
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Ecco cosa sappiamo finora su quello che è successo:
- Nella giornata di martedì 14 novembre quattro carri armati sono stati visti dirigersi verso la capitale dello Zimbabwe, Harare. Il giorno precedente, il capo delle forze armate aveva detto di essere pronto a “intervenire” per mettere fine all’epurazione dei sostenitori di Emmerson Mnangagwa, il vicepresidente estromesso dall’incarico.
- Nella notte tra martedì e mercoledì, l’esercito dello Zimbabwe ha preso il controllo della televisione nazionale ZBC. Esplosioni e colpi di pistola sono stati uditi nella capitale.
- In una nota, letta dal generale S.B. Moyo e trasmessa sulla televisione nazionale, i militari hanno negato che si sia trattato di un colpo di stato. Hanno detto inoltre che il presidente Robert Mugabe e la sua famiglia si trovano al sicuro. Mugabe non è apparso in pubblico, né ha rilasciato alcuna dichiarazione.
- “Vogliamo chiarire che non si tratta di una presa militare sul governo”, ha letto il generale. “Quello che fanno le forze di difesa dello Zimbabwe è pacificare una situazione politica, sociale ed economica degenerante nel nostro paese, che – se non trattata – può comportare un violento conflitto”.
- Il 15 novembre il partito di governo Zanu-PF – di cui fanno parte sia Mugabe sia Mnangagwa – ha pubblicato una serie di tweet in cui sostiene che il presidente e la sua famiglia siano stati presi in custodia dall’esercito. Il partito nega che ci sia stato un golpe, e parla piuttosto di una “transizione di potere senza spargimento di sangue”, che ha visto “l’arresto di persone corrotte e il fermo di un uomo anziano che veniva sfruttato dalla propria moglie”. “I pochi colpi che sono stati uditi provenivano da criminali che hanno resistito all’arresto, ma ora sono stati arrestati”, si legge in un tweet. “C’è stata la decisione di intervenire perché la nostra costituzione è stata compromessa. Nella fase di transizione Emmerson Mnagngawa sarà presidente del partito ZANU PF”.
- Mercoledì 15 novembre veicoli armati e soldati hanno bloccato le strade del centro di Harare, posizionandosi intorno agli edifici governativi e alla residenza del presidente.
- Secondo alcuni media, il ministro delle Finanze Ignatius Chombo è stato arrestato dall’esercito. Chombo è uno dei leader della fazione di
- Mercoledì 15 novembre veicoli armati e soldati hanno bloccato le strade del centro di Harare, posizionandosi intorno agli edifici governativi e alla residenza del presidente.
- Secondo alcuni media, il ministro delle Finanze Ignatius Chombo è stato arrestato dall’esercito. Chombo è uno dei leader della fazione di Zanu-PF chiamata “G40”, che sostiene la moglie del presidente Grace Mugabe. Questa fazione è ritenuta l’obiettivo dell’azione militare.
I protagonisti
Robert Mugabe , 93 anni, è alla guida dello Zimbabwe da trent’anni, cioè da quando il paese ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito. Ha partecipato attivamente alla lotta per l’indipendenza come leader della Zimbabwe African National Union e ha trascorso 11 anni in prigione prima di diventare primo ministro del paese dal 1980. A dicembre 2015 Mugabe è stato scelto ancora una volta come candidato per le elezioni presidenziali del 2018, ma i media continuano a fare ipotesi sul suo potenziale successore.
Grace Mugabe, 52 anni, è la moglie del presidente. Ha molto seguito nell’ala giovanile del partito di maggioranza ZANU-PF. Sul fronte opposto, sono schierati i veterani della guerra d’indipendenza dello Zimbabwe, che una volta godevano di una posizione privilegiata sotto la presidenza Mugabe, ma negli ultimi anni sono stati estromessi dai ruoli più importanti del governo e del partito.
Emmerson Mnangagwa, 75 anni, era il vicepresidente dello Zimbabwe. Lo scorso 6 novembre è stato estromesso dall’incarico con l’accusa di slealtà, mancanza di rispetto e disonestà. Mnangagwa è un ex capo dell’intelligence. Era considerato il favorito per la successione del presidente Mugabe.