Martedì 10 gennaio BuzzFeed ha pubblicato un dossier che circolava da mesi tra i giornalisti americani in cui si sostiene che il presidente eletto Donald Trump è ricattato dal governo russo. L’intelligence statunitense ha presentato il dossier anche al presidente Barack Obama e al diretto interessato, ma non sono confermate e sono state smentite sia da Trump che dal governo russo.
Il Guardian ha pubblicato un’accurata ricostruzione sui contenuti e le accuse all’interno del dossier, su chi avrebbe potuto averlo stilato, se è attendibile e se le informazioni possono essere verificate. Ecco cosa sappiamo, e cosa è vero, sul dossier finito in prima pagina dei quotidiani di tutto il mondo.
Cosa si dice nel dossier che John McCain ha passato al capo dell’Fbi James Comey?
Si sostiene che il presidente russo Vladimir Putin ha “coltivato, supportato e assistito Trump per almeno cinque anni”. L’obiettivo di Mosca è di “incoraggiare liti e divisioni all’interno dei paesi occidentali” per mettere in crisi l’ordinamento internazionale scaturito al termine della seconda guerra mondiale. Putin, infatti, vorrebbe tornare al modello delle “Grandi potenze” del diciannovesimo secolo, in cui i singoli stati perseguono i loro particolari interessi.
Nel dossier si sostiene che il Cremlino ha offerto a Trump “una serie di accordi commerciali favorevoli” e ha fornito a Trump “un regolare flusso di informazioni di intelligence”, incluse sui democratici e sui rivali politici all’interno del partito repubblicano.
Le spie russe avrebbero preparato compromettenti dossier su Hillary Clinton e Donald Trump. Il primo sarebbe stato piuttosto innocuo, contenendo semplicemente alcune conversazioni intercettate.
Quello ai danni di Trump, invece, sarebbe esplosivo. Infatti, includerebbe luridi dettagli sulla visita di Trump a Mosca nel 2013 in occasione del concorso di bellezza Miss Universo. Secondo il dossier Trump avrebbe pernottato all’Hotel Ritz Carlton e dalla suite le spie russe avrebbero raccolto materiale compromettente dal punto di vista sessuale che “sarebbe sufficiente a ricattare il presidente degli Stati Uniti”.
Sono vere le informazioni contenute nel dossier?
Difficilmente è contestabile la sezione del rapporto sulla geopolitica. Senza dubbio Putin ha cercato di indebolire le istituzioni occidentali e l’Alleanza Atlantica. Nei 16 anni in cui è stato al potere ha cercato di ristabilire il ruolo della Russia come imprescindibile attore globale e contrastare quella che Mosca ritiene un’ingiusta egemonia americana.
Le speculazioni sui comportamenti sessuali non possono essere provate e quanto è successo all’interno della suite del Ritz Carlton è semplicemente materia di speculazione.
Trump, nel corso della conferenza stampa di mercoledì 11 gennaio, ha liquidato la notizia del dossier come una “falsità”. “Ho grande rispetto per la libertà di stampa ma siamo in presenza di una caccia alle streghe e di informazioni false, magari alcune anche fornite dai servizi di intelligence: voglio dire che sono infondate e quelle cose non avrebbero mai dovuto essere scritte o diffuse”, ha detto Trump.
Il presidente eletto, inoltre, ha lasciato intendere di essere consapevole di potere essere stato spiato: “Sono estremamente attento. Sono circondato da guardie del corpo. In quelle stanze possono essere nascoste telecamere nei luoghi più impensabili e impossibili da scoprire”.
Anche il portavoce del Cremlino ha negato che la Russia abbia raccolto materiale compromettente. Tuttavia i servizi segreti raccolgono informazioni su personalità di alto profilo e certamente saranno stati interessati a Trump, anche se questo non significa che abbiano prove o registrazioni.
L’attendibilità delle fonti
Indubbiamente la parte più debole del dossier è rappresentata dalle fonti, poiché si basa su molte fonti anonime, come “un ex funzionario di alto livello nei servizi segreti del Cremlino”, “un alto funzionario del ministero degli Esteri” e “un alto funzionario del ministero dell’Economia”. Il dossier sostiene di disporre anche importanti fonti all’interno della cerchia ristretta del presidente eletto, ma non è stato fatto alcun nome.
In Russia le informazioni sul governo e sull’intelligence sono attentamente controllate. Se dunque le affermazioni contenute nel dossier sono vere, chi lo ha realizzato dovrebbe avere accesso a personalità vicinissime al presidente Vladimir Putin. Questo non è impossibile, ma altamente improbabile.
Gli incontri segreti con i vertici russi
Nel dossier si afferma inoltre che Michael Cohen, l’avvocato personale di Trump, sarebbe stato l’uomo di riferimento per gli incontri con i vertici russi e tra fine agosto e inizio settembre si sarebbe recato in Repubblica Ceca per un incontro con un alto funzionario governativo russo.
Inoltre il consigliere per gli affari esteri di Trump, Carter Page, secondo il dossier avrebbe incontrato segretamente a Mosca Igor Sechin, presidente della compagnia petrolifera russa Rosneft e di fatto braccio destro di Putin, per discutere sulle sanzioni imposte dall’amministrazione Obama in seguito all’annessione russa della Crimea e dell’atteggiamento dell’amministrazione Trump nei confronti della suddetta annessione.
Cohen ha affermato di non essere mai stato in Repubblica Ceca e i giornalisti del New York Times e del Washington Post che hanno cercato di indagare non sono riusciti a confermare l’informazione. È invece sicura la visita di Page in Russia.
Page ha criticato con forza le sanzioni americane ai danni della Russia. Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero riconoscere l’annessione di Mosca della Crimea. In più occasione ha lasciato intendere che a certe condizioni gli Stati Uniti potrebbero non onorare automaticamente gli impegni dell’Alleanza Atlantica per difendere gli stati membri della Nato.
L’hackeraggio
Il dossier parla di una “cospirazione” tra il team elettorale di Trump e il Cremlino. Il complotto avrebbe coinvolto i più alti vertici dei servizi segreti e dei diplomatici russi. Si sostiene che c’è la Russia dietro l’hackeraggio delle email dei democratici che sono state poi diffuse da WikiLeaks. Il dossier sostiene, inoltre, che il team di Trump avrebbe ricambiato il favore consegnando ai servizi segreti russi informazioni sensibili su oligarchi russi che vivono negli Stati Uniti.
Alcuni dettagli sono completamente contestabili. Ma che ci sia stata la Russia dietro gli hacker che sono entrati in azione durante la campagna elettorale è stato lo stesso Trump ad ammetterlo.
Inoltre in più occasioni Cia e Fbi hanno dichiarato pubblicamente di ritenere responsabile il Cremlino delle interferenze per danneggiare la campagna elettorale di Hillary Clinton. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a dicembre ha espulso 35 diplomatici russi, accusandoli di lavorare per i servizi segreti di Mosca.
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