Non è facile restare ottimisti guardando allo stato in cui versa il mondo mentre entriamo nel 2022. Stiamo entrando nel terzo anno di una pandemia che ha già causato oltre 5 milioni di vittime e che sta tornando a diffondersi a ritmi elevati. E, mentre tutto ciò accade, la democrazia è in ritirata. Secondo l’Ong di Washington Freedom House, il livello di libertà democratica è diminuito in 73 Paesi contro solo 28 in cui è aumentato, e per il 15esimo anno consecutivo l’indice di libertà globale è in calo. «La lunga recessione democratica si sta aggravando», sottolinea l’Ong. Avverto questo problema in modo particolarmente intenso vivendo in un Paese – gli Stati Uniti – che ha visto un notevole declino democratico durante i quattro anni del presidente Donald Trump.
Il 2021 è iniziato con l’insurrezione del 6 gennaio: incoraggiata da Trump, una folla violenta ha preso d’assalto il Campidoglio impedendo per breve tempo la certificazione della vittoria alle presidenziali di Joe Biden. Per un attimo i leader repubblicani hanno capito in quale abisso ci avevano portato le menzogne e la violenza verbale di Trump. Mitch McConnell, leader repubblicano al Senato, ha dichiarato la notte dell’insurrezione: «La folla è stata alimentata con bugie. Sono stati provocati dal presidente e da altre persone potenti». Tuttavia, anziché ripudiare la «grande menzogna» – come la teoria complottista “Stop the Steal” (secondo cui c’è stata una frode per impedire la rielezione di Trump, ndr) – il Partito repubblicano l’ha abbracciata e l’ha trasformata nella sua politica ufficiale. In uno Stato dopo l’altro, in particolare quelli in bilico che hanno dato la presidenza a Biden, i repubblicani hanno modificato le leggi elettorali per complicare lo svolgimento delle elezioni, chiudendo i seggi e limitando il voto anticipato e per corrispondenza. In una contea della Georgia con una popolazione a maggioranza nera pro-Biden, sono stati chiusi 6 seggi elettorali su 7. E ci sono centinaia di esempi come questo. Secondo sondaggi recenti…
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