Con la visita alla moschea principale di Bangui e la messa celebrata nello stadio della capitale della Repubblica Centrafricana si è concluso lunedì 30 novembre il primo viaggio pastorale di Papa Francesco in Africa. Dal 25 al 30 novembre il pontefice ha visitato tre Paesi, Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana.
Domenica 29 novembre il Papa ha inaugurato il Giubileo straordinario per la Misericordia con l’apertura della Porta Santa della cattedrale di Bangui.
Il papa ha deciso che la cerimonia iniziale si svolgesse a Bangui, con una settimana di anticipo rispetto alla data ufficiale fissata per l’8 dicembre in piazza San Pietro, per promuovere il dialogo tra cristiani e musulmani in un Paese, la Repubblica Centrafricana, dove da tre anni ci sono intensi scontri tra gruppi appartenenti alle due religioni.
Ecco di cosa ha parlato e di cosa non ha parlato il pontefice nel suo viaggio pastorale in Africa.
Non ha parlato dei diritti delle minoranze gay:
C’era molta attesa da parte della comunità gay ugandese su un possibile intervento del Papa a favore del rispetto dei diritti umani delle minoranze in Uganda.
L’Uganda è un paese profondamente religioso, con oltre 14 milioni i cattolici, e in molte chiese vengono fatte prediche contro l’omosessualità e che incoraggiano l’omofobia.
Inoltre, una legge ugandese scritta quando il paese era una colonia britannica permette ancora oggi alle autorità di condannare all’ergastolo le persone gay colte a fare sesso.
Gli attivisti per i diritti dei gay speravano che nell’omelia della messa in onore dei 22 cattolici e dei 23 anglicani perseguitati e uccisi tra il 1884 e il 1887 per ordine del Re Mwanga II, il pontefice facesse un riferimento al rispetto dei diritti delle minoranze.
Non affrontare questa questione sarebbe potuta essere “un’occasione mancata per proteggere le persone gay” aveva affermato l’attivista Frank Mugisha. Il Papa non ha fatto riferimenti diretti al rispetto dei gay in Uganda.
Ha parlato di cambiamento climatico:
“Si pone l’alternativa che non possiamo ignorare, se cioè migliorare o distruggere l’ambiente”, ha detto Papa Francesco durante l’incontro tenuto al quartier generale delle Nazioni Unite a Nairobi, capitale del Kenya, giovedì 26 novembre.
È necessario promuovere una “cultura della cura” di sé, degli altri e dell’ambiente, ha continuato il pontefice, invitando a riflettere sulle conseguenze ecologiche, sociali, economiche e politiche che i cambiamenti climatici possono comportare.
Il Papa ha poi citato la sua enciclica sull’ambiente “Laudato si’”. Jorge Bergoglio ha parlato della crescente “tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune”. Il papa ha poi fatto esplicito riferimento alla conferenza di Parigi 2015 sul clima e ha detto che sarebbe “catastrofico” se si desse priorità a esigenze di carattere meramente economico rispetto a quelle ambientali. Per il pontefice gli interessi del singolo non dovrebbero prevalere sul benessere generale degli esseri umani e del pianeta.
Ha parlato di povertà e corruzione:
Durante la visita al quartiere povero di Kangemi, a Nairobi, in Kenya il pontefice ha detto che la mancanza di accesso a infrastrutture e servizi base è un “grave problema”.
Il papa ha spiegato che questi servizi “determinano la sopravvivenza delle persone” e che non è accettabile che intere famiglie ne siano private per ragioni di carattere burocratico.
Papa Francesco ha citato anche in questo caso un passo dell’enciclica “Laudato si’” elogiando la “saggezza dei quartieri popolari” che scaturirebbe da “un’ostinata resistenza di ciò che è autentico”, una cosa la società del benessere sembra aver dimenticato. “Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti”, ha detto il pontefice, incoraggiando all’attuazione di interventi concreti volti a garantirne il rispetto effettivo.