Crisi Usa-Iran: cosa ci faceva il generale Soleimani in Iraq?
L’uccisione di Qassem Soleimani, avvenuta a Baghdad lo scorso 3 gennaio, ha innescato una crisi diplomatica tra Usa e Iran: ma cosa ci faceva il generale iraniano in Iraq?
È la domanda che in molti si sono posti subito dopo la morte del militare, avvenuta in un raid statunitense ordinato direttamente dal presidente Trump.
Secondo quanto ricostruito dalla National Iraqi News Agency, che avrebbe raccolto le dichiarazioni del premier iracheno Adil Abdul-Mahdi, Soleimani (qui il suo profilo) si trovava a Baghdad per avviare una trattativa riservata con l’Arabia Saudita per conto dell’Iran, il proprio Paese.
Soleimani sarebbe arrivato a Baghdad per consegnare un messaggio di risposta del suo governo a un precedente messaggio saudita finalizzato ad allentare le tensioni tra i due Paesi.
L’Iraq, dunque, avrebbe svolto il ruolo di mediatore tra Iran e Arabia Saudita.
Il premier Adil Abdul-Mahdi, Soleimani, infatti, avrebbe dovuto incontrare Soleimani nella mattinata di venerdì 3 gennaio, giorno in cui è avvenuto il raid Usa, per ricevere il messaggio dal generale iraniano e a sua volta consegnarlo a un esponente dell’esecutivo di Riad.
Intanto, nella mattinata di lunedì 6 gennaio, si sono svolti a Teheran i funerali di Soleimani e di altre quattro guardie rivoluzionarie uccise assieme a lui, Shahroud Mozaffarinia, Vahid Zamanian, Hadi Taremi e Hossein Pour-Jafarinia.
Al corteo funebre hanno partecipato milioni di persone, le quali hanno gridato slogan contro Usa, Gran Bretagna e Israele e chiesto “vendetta” per la morte del generale.
Nel corso dei funerali, inoltre, la figlia di Soleimani ha affermato che le famiglie dei soldati statunitensi che si trovano in Medio Oriente: “Dovrebbero aspettarsi la morte dei loro figli”.