È arrivata puntualmente alle 10 (le 11 in Italia) la decisione dell’Alta Corte britannica su chi, tra governo e parlamento, abbia la facoltà di avviare la procedura prevista dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona in merito al recesso volontario dall’Unione europea: il processo non può essere avviato senza un voto del parlamento.
Secondo il primo ministro britannico Theresa May, il referendum sulla Brexit nel quale i cittadini si erano espressi in favore del divorzio (col 51,9 per cento contro il 48,1 per cento dei votanti) rendeva non necessaria una votazione da parte dei deputati.
Su questo presupposto, il governo aveva annunciato che avrebbe notificato a Bruxelles l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Ue entro la fine di marzo 2017, ma la decisione dell’Alta Corte potrebbe dilatare i tempi per mesi.
Con tutta probabilità, Downing Street ricorrerà in appello. Ma secondo gli analisti si tratta più di una questione di tempistica che di sostanza dato che il parlamento, benché in maggioranza contrario alla Brexit, sceglierà verosimilmente di rispettare l’esito del referendum di giugno.