Coronavirus, tirocinanti italiani esclusi dalla borsa di studio al Parlamento Ue
Aggiornamento ore 21.11 – Sassoli, ok a stagisti con regole personale PE. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli ha annunciato su Twitter: “Tutti gli stagisti dei tirocini Robert Schuman previsti dall’1 marzo prenderanno servizio attenendosi alle stesse disposizioni previste per il personale del Parlamento europeo. Benvenuti!”. Gli stagisti provenienti dalle quattro regioni indicate nella circolare del Parlamento europeo e considerate a rischio, (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) osserveranno quindi una quarantena di 14 giorni, così come il personale del Pe.
“A seguito dei recenti sviluppi sul nuovo Coronavirus, chiediamo a coloro che hanno viaggiato di recente nelle seguenti aree negli ultimi 14 giorni di avvisarci rispondendo entro le 17 di giovedì 27 febbraio”: è questa la email che tutti i tirocinanti, tra cui una ventina di italiani, della borsa di studio Schuman, da svolgersi presso il Parlamento Ue a partire dal 1 marzo, si sono visti recapitare nella giornata di martedì 25 febbraio.
Fin qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che, coloro che hanno risposto affermando di aver transitato nelle aree indicate da Bruxelles (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte), hanno successivamente ricevuto un’ulteriore email in cui veniva comunicato loro che sarebbero stati esclusi dal tirocinio, il cui inizio era programmato per domenica 1 marzo.
“Dopo aver dichiarato nella tua mail che hai viaggiato / vissuto di recente nelle aree menzionate negli ultimi 14 giorni – si legge nella mail – ci dispiace informarti che il Parlamento Europeo non è in grado di far partire il suo tirocinio in programma il 1 marzo”.
“Il Parlamento Europeo si scusa per l’inconveniente e ha deciso di concederti la possibilità di partecipare al prossimo tirocinio in programma da Ottobre 2020 a Febbraio 2021”.
“Ci sentiamo discriminati” afferma a TPI uno dei tirocinanti esclusi a meno di una settimana dall’inizio della borsa di studio.
“Abbiamo chiesto spiegazioni al Parlamento Ue, ma le risposte sono sempre state le stesse: ‘mi dispiace, ma queste sono le misure approvate e non possiamo farci niente'”.
“È stato anche fatto notare alle istituzioni che diversi funzionari italiani, provenienti dalle aree a rischio dell’Italia, sono potuti tornare a lavoro dopo un periodo di quarantena di 14 giorni, una cosa che a noi non è stata concessa e non riusciamo a capire il perché”.
“Oltretutto nel contratto di tirocinio è specificato che lo stage può essere rimandato di un mese, sia per la decisione del tirocinante che dell’istituzione. Visto che molti di noi sono già a Bruxelles, potevamo fare un periodo di quarantena di 14 giorni e poi iniziare il tirocinio presso il Parlamento Ue agli inizi di aprile. Ma nessuno ci risponde”.
“Ci piacerebbe capire anche perché coloro che hanno transitato o provengono dal Piemonte, che ha solo 2 contagiati, non possono partecipare alla borsa di studio Schuman, mentre i tirocinanti al Parlamento Ue di Gran Bretagna, Spagna o Francia, il cui bilancio degli infetti da Coronavirus è comunque superiore, non vengano considerate come delle persone provenienti da aree a rischio. È una discriminazione senza senso”.
Senza considerare che tra gli esclusi c’è anche chi ha transitato per una giornata soltanto nelle aree a rischio o addirittura per poche ore, come il caso di un tirocinante che ha trascorso poche ore all’aeroporto di Bologna per poi spostarsi in un’altra zona d’Italia dove non si sono verificati casi di Coronavirus.
Secondo quello che ci viene raccontato dai tirocinanti, inoltre, questa decisione sarebbe stata applicata solamente ai tirocinanti del Parlamento Ue. “Da quello che ci risulta i tirocinanti che dovrebbero svolgere lo stage presso la Corte di Giustizia non hanno mai ricevuto una comunicazione simile”.
Per i tirocinanti questo è anche un danno economico, oltre che morale. “Molti di noi hanno subito un danno in alcuni casi irreparabile. Dovendo iniziare lo stage tra pochi giorni, alcuni di noi si sono licenziati, mentre altri hanno rifiutato offerte di lavoro, senza considerare coloro che avevano già speso i soldi per i voli e per la caparre delle case”.
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