In Grecia tamponi e quarantena in aeroporto se vieni da fuori, in Italia no
La Grecia apre i confini ai turisti stranieri che desiderano trascorrere le vacanze sulle sue isole nonostante la pandemia. Per farlo, tra le polemiche dei Paesi e delle regioni “lazzaretto” rimaste in un primo momento escluse, si è dotata di un rigido sistema di controllo dei passeggeri in aeroporto. Lo ha annunciato il ministro del Turismo Harry Theoharis, specificando che non ci sarà obbligo di quarantena ma che questa è prevista per chi risulta positivo al tampone. Già a partire dal mese di marzo, chiunque arrivi da fuori (ammesso solo per esigenze lavorative) è sottoposto a un test all’arrivo. Se negativo, si mette in auto-quarantena per 7 giorni. Se positivo, la quarantena dura 14 giorni. Dal 15 giugno invece, quando il Paese aprirà finalmente le frontiere anche ai turisti, il tampone e l’isolamento saranno obbligatori per chi proviene da uno degli aeroporti dell’elenco delle aree “ad alto rischio”, stilato dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea. Che includono decine di aeroporti in tutta l’area Schengen. Quindi i controlli saranno ancora stringenti per gran parte dei turisti.
Per l’Italia quelle aree sono quattro regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, ma le regole dovrebbero essere poi allentate dal primo luglio a seconda dell’andamento della curva dei contagi. Da quel momento in poi i voli internazionali potranno atterrare in tutti gli aeroporti greci e i visitatori saranno soggetti a test casuali all’arrivo. Ma fino a quella data ai passeggeri dei voli internazionali saranno imposti test e quarantena. Una misura necessaria considerando che l’epidemia ha solo sfiorato il Paese, dove i decessi per Covid registrati sono stati in tutto 179, i casi confermati meno di 3mila. E se, da un lato, le isole che vivono di turismo non vogliono rinunciare a rimpinguare le casse di un settore da cui traggono almeno il 20 per cento del proprio Pil, dall’altro sarebbe anche rischioso importare un focolaio da Paesi dove il virus, seppur con un andamento calante, è ancora attivo, come l’Italia o la Gran Bretagna.
In Italia però, diversamente da quanto avviene ad Atene, non vi saranno più restrizioni per i passeggeri stranieri dell’area Schengen, nemmeno per chi arriva da aree a rischio come la Gran Bretagna, ma soprattutto non è previsto alcun tampone in aeroporto. Se si proviene da un Paese dell’Unione Europea, dell’area Schengen, o dalla Gran Bretagna, cade l’obbligo di isolamento fiduciario e non bisogna sottoporsi a test. Il personale degli aeroporti misurerà la temperatura ai passeggeri come già avviene da marzo, e chi avrà più di 37,5 gradi, dopo un triage lampo, sarà portato ai drive-in Covid per il tampone faringeo. La quarantena resta obbligatoria per quei passeggeri che arrivano, sia attraverso tratte dirette che facendo scalo in un altro Paese Schengen, da Stati non europei come il Canada o gli Stati Uniti, e in ogni caso fino al 15 giugno solo per comprovata necessità o esigenze lavorative.
Ma se la Grecia impone restrizioni a chi proviene da quattro regioni italiane in cui, dall’inizio della pandemia, sono stati registrati 26mila decessi e 166.638mila casi totali, perché l’Italia non dovrebbe, allo stesso modo, prevedere screening a tappeto almeno verso i passeggeri di quei Paesi il cui bollettino dell’epidemia supera di gran lunga quello delle aree interne considerate pericolose altrove? In Inghilterra i morti per Coronavirus dall’inizio dell’epidemia sono stati oltre 39mila, 13mila in più rispetto al nord Italia, i casi totali 278mila, e nell’elenco delle aree ad alto rischio di cui si è servita la Grecia per stilare le proprie regole, sono inclusi almeno 10 aeroporti della Gran Bretagna, come anche 4 della Spagna e tutti gli aeroporti Belgio. Eppure i cittadini che provengono da queste aree avranno via libera se non presentano gravi sintomi in aeroporto.
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