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    Coronavirus, a New York 25mila casi: raddoppiano ogni 3 giorni

    Credit: Ansa foto

    Gli USA potrebbero presto diventare il nuovo epicentro della pandemia globale, secondo quanto ha avvertito l'OMS. E tra 7 mesi si vota

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 24 Mar. 2020 alle 18:30 Aggiornato il 25 Mar. 2020 alle 09:59

    Coronavirus, a New York 25mila casi: raddoppiano ogni 3 giorni

    I casi di Coronavirus negli Usa sono saliti a oltre a 48mila, i decessi di pazienti con il virus sono 601. Lo riferisce la Cnn. La maggior parte dei casi è nella città di New York, dove si concentra il 35% del totale negli Stati Uniti. Ad allarmare sulla diffusione del contagio negli States è anche l’Oms, secondo cui gli Stati Uniti possono diventare il prossimo epicentro dell’epidemia, dove si sta assistendo a una “grande accelerazione” nel numero di casi.

    “I casi qui raddoppiano ogni tre giorni e il numero dei malati è superiore e più veloce di quello inizialmente previsto”: lo ha detto il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, sottolineando come il picco è previsto tra 14 e 21 giorni. La curva dei contagi è destinata a crescere ancora per molto, ha quindi aggiunto, spiegando come a New York ci sia bisogno di almeno 30 mila respiratori: “Fanno la differenza tra la vita e la morte, e l’unico modo per averli è con l’aiuto del governo federale. L’assenza di questo aiuto è inspiegabile”.

     

    Il governatore democratico ha aggiunto che si stima che saranno necessari 140mila posti letto, 40mila in terapia intensiva. Attualmente lo Stato ne ha 53mila.

    E mentre la Fed, la banca centrale Usa, annuncia un quantitative easing (piano di sostegno) illimitato, il presidente Donald Trump sembra intenzionato a riaprire al più presto il Paese: “La cura non può essere peggio della malattia”, ha detto, spiegando che “dopo 15 giorni decideremo come muoverci”. Non è esclusa quindi la possibilità di un allentamento delle regole di controllo del contagio.

    Trump ha spiegato come i costi economici della chiusura degli Stati Uniti sono enormi, da qui la sua fretta per riaprirli. “Più si sta fuori, più difficile è la ripresa”, ha detto. Ma anche a fronte di un’apertura in tempi record, un piano di stimoli da 2.000 miliardi di dollari è necessario. “Dobbiamo aiutare aziende come Boeing, e poi serve dare una spinta all’economia. Comunque quando ripartirà volerà”, ha aggiunto il presidente Usa. Il presidente ha avuto anche un colloquio telefonico con il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha twittato facendo i complimenti a Trump: “Telefonata produttiva. L’ho apprezzato per l’ottimo lavoro che sta facendo per combattere il Coronavirus”. Il presidente Usa ha difeso le sue dichiarazioni relative a un lockdown breve del Paese per combattere il coronavirus e ha avvertito che tali misure potrebbero “distruggere” il Paese. “Molte persone sono d’accordo con me”, ha detto parlando a Fox News, “il nostro Paese non è fatto per essere chiuso”. “Puoi distruggere un Paese chiudendolo”, ha aggiunto. Il presidente ha detto che a partire dalla prossima settimana “valuterà” se revocare le misure di quarantena e distanziamento sociale per rimettere l’economia in carreggiata. “Non possiamo perdere una Boeing, non possiamo perdere compagnie di questo tipo”, ha dichiarato, “se perdiamo società come queste parliamo di centinaia di migliaia, milioni di posti di lavoro”.

     

    “Perderemo più persone gettando il Paese in una massiccia recessione o depressione, ci saranno migliaia di suicidi”, ha affermato Trump. La diffusione della pandemia di Coronavirus negli Stati Uniti, intanto, continua a mostrare i suoi effetti sulle presidenziali. Dopo il rinvio di alcune tornate elettorali democratiche, anche il Partito Repubblicano inizia a percepire il peso della gestione dell’emergenza sanitaria da parte del presidente Donald Trump. Quello che viene definito il “caos trumpiano” ha condotto a un sostanziale incremento della percentuale di cittadini che disapprovano la sua amministrazione. Un aspetto che potrebbe concedere a Joe Biden un assist che, negli scorsi mesi, era tutt’altro che prevedibile.

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