Coronavirus, morto lo scrittore cileno Luis Sepulveda
È morto per Coronavirus a 70 anni lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo, in Spagna, dopo aver contratto l’infezione. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa spagnola
“Efe”, che cita fonti vicine all’autore. Lo scrittore aveva contratto il virus dopo il ritorno dal festival letterario Correntes d’Éscritas, tenutosi a Póvoa de Varzim, in Portogallo. I primi sintomi del Coronavirus avevano iniziato a manifestarsi il 25 febbraio. Anche la moglie era stata contagiata dal virus.
Biografia e opere
Luis Sepulveda nasce a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre 1949. A trasmettergli l’amore per la letteratura sono il nonno paterno, l’anarchico andaluso in esilio e condannato a morte, Gerardo Sepulveda Tapia, con il quale cresce a Valparaìso, e lo zio Pepe, anche lui anarchico. Da giovanissimo si iscrive alla Gioventù comunista e scrive per il quotidiano Clarìn. Successivamente entra come membro del partito socialista nella guardia personale di Salvador Allende. Dopo il colpo di stato di Augusto Pinochet, Sepulveda viene arrestato e torturato. L’Ong Amnesty International interviene più volte con appelli in suo aiuto e infine ne ottiene la liberazione a prezzo dell’esilio per 8 anni. Sposa Carmen Yanez, da cui anni dopo divorzierà per poi risposarla, si trasferisce in Spagna.
Raggiunge la fama internazionale nel 1989 con il suo primo romanzo: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Ma una delle sue opere più note è la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Era impegnato politicamente sul tema dell’ecologia, della protezione dei popoli indigeni del Sud America ma anche contro il razzismo in Europa. Viveva a Gijón, nelle Asturie, dal 1997. È stato autore di oltre venti romanzi, libri di viaggio, sceneggiature e saggi. Tra gli altri suoi scritti ricordiamo Il Potere dei sogni; Raccontare, resistere; Cronache dal cono Sud; Patagonia Express.
“Sono uno scrittore perché non so fare altro che raccontare storie”, diceva. “Ma sono anche un essere sociale, un individuo che rispetta sé stesso e intende occupare un piccolo posto nel labirinto della storia. Da questo punto di vista, sono il cronista di tutti coloro che giorno dopo giorno vengono ignorati, privati della storia ufficiale, che è sempre quella dei vincitori”.