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    I dati falsi dei paesi autoritari sul Covid: i numeri che non tornano sulla letalità

    I dati sulla mortalità raccolti dalla John Hopkins University, confrontati con quelli sulla libertà globale della Freedom House, un think tank basato a Washington
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 9 Giu. 2020 alle 09:30 Aggiornato il 9 Giu. 2020 alle 09:37

     Coronavirus letalità: molti paesi hanno mentito sui numeri

    L’incidenza più alta di decessi da Covid si concentra oggi nelle democrazie liberali del pianeta, mentre i Paesi retti da regimi più chiusi e opachi sembrino meno colpiti. Questo il trend registrato dai dati sulla mortalità raccolti dalla John Hopkins University, confrontati con quelli sulla libertà globale della Freedom House, un think tank basato a Washington.

    Per adesso il tasso di letalità registrato nel mondo è del 5,7 per cento, dunque sembra morire in media una persona ogni diciassette di cui viene accertato il contagio. Ma in Belgio finora ha perso la vita una persona ogni sei, in Italia e in Gran Bretagna una ogni sette; in Venezuela, in Arabia Saudita, Qatar, Eritrea, Gabon, Capo Verde o Kazakistan meno di una ogni cento. Tutti i Paesi più autoritari hanno una percentuale di morti da Covid inferiore alla media mondiale; nessuno fra i Paesi meno liberi dichiara una letalità simile a quella dei Paesi liberi più colpiti; e tutti i Paesi nei quali la letalità ufficiale è più alta (Belgio, Gran Bretagna, Svezia, oltre all’Italia) hanno punteggi elevati anche per il grado di libertà.

    Una possibile spiegazione è che i sistemi sanitari in questo secondo gruppo di Paesi funzionano meglio e salvano più malati di quanti ne sopravvivano in Europa o negli Stati Uniti. Ma una breve ricerca sui decessi da Coronavirus in più di cento Paesi ne porta alla luce un’altra: le informazioni su Covid-19 fornite da decine di Paesi retti da sistemi autoritari non sono veritiere. Governi poco o per niente democratici tendono a presentare un quadro sostanzialmente falso degli effetti dell’epidemia.

    Alcuni casi di soppressione dell’informazione risultano evidenti nei Paesi del Golfo, catalogati molto in basso per libertà politica: l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti riconoscono una letalità di appena lo 0,7 per cento, il Kuwait dello 0,8 per cento. In Europa su livello simili si trova solo la Bielorussia del dittatore Alexander Lukashenko, presidente da 26 anni. Nel Maghreb colpisce la differenza fra la Tunisia, oggi ritenuta da Freedom House un sistema libero dopo la primavera araba del 2011, e il Marocco che viene valutato molto più chiuso. Oggi la Tunisia sta riconoscendo una letalità per Covid quasi doppia rispetto al Marocco. In tutto questo, Bolsonaro sembra parte di un fenomeno più vasto.

    È dunque probabile che i morti per Coronavirus nel mondo oggi siano molti più di quelli che risultano dalle statistiche. E la censura sui dati della letalità potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’opacità più estesa nei regimi autoritari sulla diffusione del contagio e sulle contromisure che si stanno prendendo.

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