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    Secondo uno studio statunitense una parte della popolazione potrebbe già essere immune al Coronavirus senza aver contratto l’infezione

    La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori californiani che ha analizzato il sangue di alcuni soggetti che non sono mai entrati in contatto con il Covid-19

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 16 Mag. 2020 alle 11:49

    Coronavirus: alcuni potrebbero essere immuni senza aver contratto  la malattia

    Alcuni individui potrebbero essere immuni al Coronavirus senza aver mai contratto la malattia: è quanto ipotizzato da uno studio effettuato da un team di ricercatori californiani del Center for Infectious Disease and Vaccine Research presso La Jolla Institute for Immunology e pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell. La motivazione? Le persone potrebbero aver sviluppato un’immunizzazione generata da altri, più banali, Coronavirus. Gli studiosi hanno condotto la loro ricerca su un piccolo campione di popolazione. Gli scienziati, infatti, hanno analizzato il sangue di 20 pazienti convalescenti e di altrettanti soggetti che non sono stati mai esposti al Covid-19, il cui prelievo è avvenuto tra il 2015 e il 2018. Nei soggetti convalescenti si è avuta la conferma di un’ottima risposta immunitaria al virus, ma la vera sorpresa è arrivata da coloro che non hanno mai contratto il virus.

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    In 11 dei 20 campioni analizzati, infatti, è stata riscontrata una risposta immune al Covid-19. Ne consegue che una pozione importante della popolazione californiana è stata esposta a qualche Coronavirus precedente, che genera una immunità almeno parziale contro il nuovo. La scoperta è stata definita da Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Philadelphia, come “un’ottima notizia”. Sul suo profilo Facebook, infatti, il biologo ha commentato lo studio scrivendo: “I soggetti esposti al virus montano una robusta risposta immune, che permane dopo l’infezione e una parte di soggetti mai esposti al virus è ‘preimmunizzata’, probabilmente a causa dell’incontro con altri Coronavirus comuni”. Bucci, però, spiega anche perché non è il caso di “stappare lo champagne”. Secondo lo studioso, infatti, la ricerca presenta alcuni limiti: ” Il campione è molto piccolo e la percentuale di popolazione che può essere ‘preimmunizzata’ non è quindi necessariamente del 50%, ma potrebbe essere molto più piccola (o più grande). Il fatto che esistano soggetti le cui cellule T sono in grado di riconoscere il virus, pur non essendo mai stati esposti ad essi, non vuol dire che quei soggetti non svilupperanno sintomi (anche se magari saranno più deboli, chi può dirlo)”.

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