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    Coronavirus, gli effetti sul cervello: la storia del prof sopravvissuto all’infezione

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 1 Lug. 2020 alle 17:40

    Si è già parlato di danni permanenti ai polmoni o di problemi respiratori persistenti in alcuni pazienti affetti da Coronavirus. E ora, secondo alcuni studi sui danni neurologici accusati dai pazienti più gravi e secondo il racconto di un professore e dirigente dell’università di Cambridge, si parla anche di possibili effetti sul cervello. Il Covid 19 potrebbe infatti scatenare una vasta gamma di problemi neurologici, anche piuttosto lievi come problemi di memoria, stanchezza, concentrazione.

    La Bbc racconta la storia di Paul Mylrea, direttore del Dipartimento di Comunicazione e Relazioni Esterne del prestigioso ateneo britannico, 64enne sopravvissuto al Coronavirus per miracolo. Durante il ricovero in ospedale ha avuto due ictus e durante il primo ricovero in terapia intensiva ha rischiato di morire per via di alcuni coaguli nel sangue dei polmoni e delle gambe. Dopo altre complicazioni, Mylrea è stato trasferito all’ospedale National Hospital for Neurology and Neurosurgery (NHNN) di Londra dove opera il dottor Arvin Chandratheva.

    Il neurologo racconta che quando ha visto per la prima volta il paziente Mylrea “aveva uno sguardo vuoto “, dice. “Aveva problemi alla vista e non riusciva a capire come utilizzare il telefono e non ricordava il pin. Ho immediatamente pensato che i medicinali anticoagulanti del sangue avessero causato un’emorragia nel cervello, ma abbiamo notato qualcosa di strano e anomalo”.

    Gli effetti del coagulo di sangue del paziente erano impressionanti. Il livello in condizione normale di un individuo è pari a 300, quello dei pazienti colpiti da ictus è intorno a 1000, mentre quello di Paul Mylrea era superiore a 80mila. “Non ho mai visto niente di simile prima. Durante il lockdown c’era stato un calo netto di pazienti ricoverati per ictus, ma nel giro di due settimane in ospedale sono arrivati sei pazienti affetti da Covid-19 con degli ictus molto gravi. Non si trattava di persone a rischio per patologie pregresse o stile di vita, come i diabetici e chi soffre di ipertensione, eppure avevano dei valori assolutamente anomali rispetto agli ictus ‘tradizionali'”, ha spiegato il neurologo.

    Il dottor Chandratheva ha analizzato i danni cerebrali provocati dall’infezione e dai due ictus alla vista, alla memoria, alla coordinazione e al linguaggio. Oggi, però, Paul sta bene e racconta: “Avevano detto a mia moglie e alle mie figlie di prepararsi al peggio. L’unica cosa che potevano fare in quel momento, secondo i medici, era aspettare. Non so ancora come, ma sono sopravvissuto e sono progressivamente guarito”. E aggiunge: “Oggi non riesco a leggere alla stessa velocità di prima e ho più difficoltà a memorizzare le informazioni, ma i medici dicono che è normale dopo i danni riportati dal mio cervello. Fisicamente sto bene e anche i medici lo riconoscono, anche se non posso più fare la stessa attività sportiva di prima. Mi allenavo in palestra, andavo in bicicletta e nuotavo nel fiume, spero almeno di poter tornare in piscina”.

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