Cheng parla della sua esperienza e dà consigli a chi come noi è ancora all’inizio sui diversi stadi psico-emotivi che si attraverseranno in due mesi di quarantena. Rende subito chiaro che in Cina esistono due diversi tipo di “lockdown”.
Cheng racconta di come la Cina sia stata severa con tutte le sue misure restrittive sulla quarantena: “A Wuhan il cibo veniva consegnato solo e unicamente sulla porta di casa uguale per tutti “. Nella sua provincia invece, dove il lockdown è più lieve e i casi sono meno, si può uscire solo per fare spesa e prendere medicine ma comunque lo staff all’uscita del portone ti misura sempre la temperatura e chiede dove vai.
Se ordini la spesa a casa chi ha portato il cibo è obbligato a mettere un’etichetta sulla scatola con la temperatura al momento della preparazione del cibo. Ci sono delle app sviluppate da WeChat e Alibaba che ti permettono di controllare live street view dove ci sono stati casi di Covid-19 vicini, in modo da evitare quelle strade ed evitare di ammalarsi e riempire ospedali.
“Il modo migliore per aiutare il prossimo – dice Cheng – è quello di stare in casa e non ammalarsi, ovviamente”. “Quando tutto questo avrà fine – dice Cheng – la prima cosa che vorrà cambiare sarà stabilire legami più profondi con le persone. Non vorrà continuare la mia vita concentrata solo sul lavoro e la routine come prima, ma vorrò far tesoro dei legami umani e degli affetti con amici, colleghi e famiglia”.
Un giorno dopo l’intervista, la Cina ha comunicato che Wuhan terminerà la sua quarantena l’8 aprile. Il giorno dopo l’annuncio, Cheng uscirà di casa per la prima volta e andrà a trovare la sua famiglia.
“L’intervista a Cheng” (come anche il primo episodio pubblicato su TPI) è stata estratta dal progetto QUARANTINE, un documentario di Elena Brunello che in questi giorni sta filmando e documentando molti degli aspetti della vita in quarantena”.
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