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    L’unica cosa buona del Coronavirus è che (molti) paesi in guerra hanno deposto le armi

    Credit: EPA/OLIVER WEIKEN
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 28 Mar. 2020 alle 11:39

    “La furia del Coronavirus illustra la follia della guerra. È questo il motivo per cui oggi chiedo un immediato cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo. È ora di fermare i conflitti armati e concentrarsi, tutti, sulla vera battaglia delle nostre vite”. Così il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo appello rivolto ai paesi in guerra di lunedì 23 marzo.

    Un monito quello di Guterres volto perlopiù a proteggere i civili, le vittime principali di questi paesi in guerra che sono anche le più vulnerabili al contagio del Coronavirus. E all’appello dell’Onu per un cessate il fuoco hanno risposto anche i belligeranti. Così, in diversi paesi impegnati in conflitti armati, le fazioni ribelli e le forze armate contro cui combattono hanno raggiunto un accordo di pace temporanea per difendersi da quel nemico comune invisibile e insidioso che sta mettendo in ginocchio il mondo intero: la pandemia Covid-19.

    I guerriglieri comunisti nelle Filippine mercoledì 25 marzo hanno dichiarato che avrebbero osservato un cessate il fuoco in conformità con la richiesta del capo delle Nazioni Unite per fermare gli scontri armati in concomitanza della grave pandemia globale Coronavirus. “Ai guerriglieri della New People’s Army è stato ordinato di fermare gli assalti e passare a una posizione difensiva da giovedì al 15 aprile”, ha dichiarato il Partito Comunista delle Filippine in una nota. I ribelli hanno affermato che il cessate il fuoco è una “risposta diretta all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per un cessate il fuoco globale tra le parti in guerra allo scopo comune di combattere la pandemia di Covid-19”.

    In Siria la grave guerra civile che imperversa da un decennio ha subito un rallentamento, anche se non si può parlare di una vera tregua al momento. Le Forze democratiche siriane (Sdf) si sono dette disponibili “a fermare ogni azione militare” nel nord-est del Paese, mentre il Segretario generale Guterres ha invitato gli altri protagonisti del conflitto siriano a fare lo stesso. Nella speranza che questi cessate il fuoco “servano da esempio nel mondo intero” per far tacere le armi di fronte alla minaccia del Covid-19.

    Le forze di difesa del Camerun meridionale (Socadef) hanno dichiarato invece il loro cessate il fuoco che entrerà in vigore da domenica come “gesto di buona volontà”.

    Martin Griffiths, l’inviato dell’Onu nello Yemen, Paese devastato da cinque anni di guerra, ha annunciato le “intenzioni positive” per un cessate il fuoco e per una pausa umanitaria sia da parte dei ribelli houthi e sia da parte del governo yemenita.

    In Libia proseguono i combattimenti. Le fazioni armate libiche hanno sfidato la richiesta delle Nazioni Unite di un “cessate il fuoco globale” intensificando i combattimenti in tutto il Paese. Le due parti in conflitto dal 2014 avevano concordato, lo scorso fine settimana, una tregua umanitaria, ma il cessate il fuoco è stato violato dopo appena 24 ore e i combattimenti sono ripresi a un ritmo ancora più intenso.

    Anche a Gaza le trattative per uno stop al conflitto sono ancora in corso. Mentre la Francia ha provvisoriamente ritirato il proprio contingente militare dall’Iraq.

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