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    Coronavirus, la Catalogna sceglie chi intubare e chi no: “80enni non vanno in rianimazione”

    Reparti in Catalogna Credits: Ansa

    "Non stiamo scegliendo chi deve vivere e chi no, ma il sistema non può collassare": il documento della Generalitat con le istruzioni al personale sanitario e ai lettighieri

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 1 Apr. 2020 alle 16:38 Aggiornato il 1 Apr. 2020 alle 16:39

    Coronavirus Catalogna: dove si sceglie chi intubare

    Il Coronavirus fa paura in Catalogna, dove i posti in rianimazione scarseggiano e gli ottantenni vengono messi in fondo alla fila: un documento della Generalitat, il governo di Barcellona, con le istruzioni al personale sanitario e ai lettighieri su come convincere le famiglie a non pretendere il ricovero dei più anziani nei reparti di terapia intensiva sta suscitando indignazione in Spagna, dove la situazione per la pandemia sta letteralmente esplodendo. 

    Le direttive, su carta intestata e in catalano, esortano gli operatori delle ambulanze, chiamati a domicilio per nuovi casi sospetti di contagio da Coronavirus, a non accennare al fatto che “i letti in rianimazione non bastano per tutti” come motivo per il mancato ricovero, limitandosi a sconsigliare “cure invasive, come la ventilazione meccanica”, se il malato ha più di 80 anni e patologie pregresse.

    E a suggerire che, in momenti come questi, “morire a casa è l’opzione migliore, se è possibile controllare i sintomi”. Per vincere le eventuali insistenze di fronte al diniego, dovrà essere ricordato che al pronto soccorso i parenti non possono entrare e tantomeno visitare il paziente o accompagnarlo nei suoi ultimi momenti. “Non stiamo scegliendo chi deve vivere e chi no – si giustificano gli autori del protocollo -, ma solo chi può sostenere meglio trattamenti aggressivi”.

    Agli esclusi le squadre d’emergenza sono autorizzate a somministrare ossigeno con la maschera; e poi, dai famigliari distrutti, si congederanno indicando la terapia farmacologia da somministrare ai loro cari per placare la sensazione di annegamento. Il primo triage, insomma è ormai a domicilio e soltanto chi, per età e condizioni generali, mostra concrete possibilità di sopravvivere può sperare di essere intubato.

    “Non è mai esistita una cosa simile – ha detto un’infermiera, intervistata da El Mundo, che già qualche giorno fa aveva rivelato le raccomandazioni della Generalitat di non trasportare al pronto soccorso chi aveva una prognosi grave o poche speranze di vita -. Prima portavamo in ospedale qualunque anziano non autonomo e si tentava di tutto per salvarlo, come se avesse un’aspettativa di vita fino a 200 anni. Adesso si soppesa la qualità del paziente perché il sistema non collassi”.

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