L’ex presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, è stata condannata il 6 aprile 2018 a 24 anni di carcere dalla Corte distrettuale di Seul dopo essere stata riconosciuta colpevole di abuso di potere, corruzione e coercizione, nell’ambito dello scandalo politico che la costrinse alle dimissioni nel gennaio 2017.
L’accusa aveva chiesto 30 anni di reclusione. Park, 66 anni, prima presidente donna del paese, era accusata di aver costretto alcuni colossi economici sudcoreani, tra cui Samsung e Hyundai, a versare 59,2 miliardi di won, pari a 45 milioni di euro, sotto forma di donazioni ad alcune fondazioni gestite da Choi Soon-sil, sua amica e confidente.
Choi è stata condannata il 13 febbraio scorso a 20 anni di carcere per corruzione, abuso di potere e pressioni indebite. La donna ha presentato istanza di appello.
La lettura della sentenza nei confronti di Park è stata trasmessa in diretta televisiva: l’ex presidente, in carcere da oltre un anno, non ha partecipato all’udienza a causa di una malattia.
La donna, che ha sempre respinto tutte le accuse, è stata sanzionata anche con una multa pari a 18 miliardi di won, circa 13,5 milioni di euro.
L’ex presidente è stata riconosciuta colpevole di 16 accuse su 18, la maggior parte delle quali relative a corruzione e coercizione.
Park è stata dichiarata colpevole anche di aver divulgato documenti presidenziali confidenziali a Choi, sua amica di infanzia e divenuta poi consigliere fidato dell’ex presidente.
Secondo l’accusa, Choi, grazie al suo legame con Park, aveva un’influenza indebita sugli affari del paese.
Park aveva lasciato la presidenza nel gennaio 2017 dopo che il parlamento aveva votato a favore della mozione di impeachment.
Nel marzo 2017, dopo che la Corte costituzionale confermò l’impeachment, a Seul ci furono violenti scontri tra le forze dell’ordine e i sostenitori dell’ex presidente, che portarono alla morte di due manifestanti.
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