L’ex presidente sud-coreana, Park Geun-hye, è stata condannata in appello a 25 anni di carcere e a una multa di 20 miliardi di won (15,4 milioni di euro) per lo scandalo di corruzione avvenuto nel periodo in cui era a capo del Paese e che ha portato al suo impeachment.
La donna è stata esautorata nel marzo 2017. La sentenza pronunciata nella notte italiana dall’Alta Corte d’appello di Seul aumenta di un anno la condanna inflitta il 6 aprile scorso alla presidente sud-coreana, condannata in primo grado a 24 anni di carcere e a una multa di 18 miliardi di won (13,8 milioni di euro al cambio attuale).
Assieme all’ex presidente era implicata nello scandalo anche l’ex confidente, Choi Soon-sil, condannata a venti anni di carcere nel febbraio scorso per avere esercitato pressioni nei confronti dei capi delle grandi industrie sud-coreane, tra cui Samsung, e per avere ricevuto donazioni del valore di decine di milioni di euro (complessivamente 77,4 miliardi di won, pari a 59,6 milioni di euro) destinati a due fondazioni da lei controllate, in cambio di favori da parte del governo, nel quale non esercitava – ufficialmente – alcun ruolo.
Un inasprimento di pena quindi per Park Geun-hye. La 66enne ex Capo di Stato ad aprile era stata condannata in primo grado a 24 anni per ben 18 capi d’imputazione, tra cui corruzione, abuso di potere e rivelazione di segreto di Stato.
Figlia dell’ex presidente Park Chung-hee, salito al potere nel 1961 con un colpo di Stato e assassinato 18 anni dopo, Park Geun-hye è stata eletta presidente nel 2013.
Il 10 marzo 2017 è stata destituita dalla Corte Costituzionale a causa di uno scandalo di corruzione che ha coinvolto grandi aziende sudcoreane, Samsung compresa.