Sono passati circa due mesi da quando l’Ucraina ha iniziato una controffensiva concentrata soprattutto in alcuni punti del fronte meridionale verso aree delle oblast di Zaporizhzhia e Donetsk attualmente sotto il controllo russo. Le operazioni sono iniziate dopo mesi di annunci e preparativi e dopo l’arrivo di numerose armi ed equipaggiamenti da parte di Paesi occidentali che stanno sostenendo Kiev nel conflitto, a partire dai carriarmati Leopard-2, per mesi al centro del dibattito pubblico tedesco e di pressioni e resistenze dell’opinione pubblica internazionale.
Le operazioni sono tuttavia iniziate con quella che è sembrata agli occhi di tutti una “falsa partenza”, per quanto l’Ucraina non abbia mai apertamente parlato di quali fossero i suoi obiettivi nella controffensiva. Tuttavia, molti analisti hanno immaginato si trattasse di una grande offensiva di movimento trascinata dai carri arrivati dall’occidente verso Melitopol, città considerata porta della Crimea, e verso i porti sul mare d’Azov, Berdiansk e Mariupol in primis. Nei primi giorni, tuttavia, i mezzi corazzati ucraini si sono trovati di fronte alle imponenti fortificazioni russe e a complessi sistemi di trincee lungo linee irregolari e campi minati costruiti nei mesi scorsi e divenuti noti come “linea Surovikin”, dal nome del generale che all’epoca guidava le operazioni di Mosca in Ucraina.
Il New York Times, in un articolo pubblicato lo scorso 28 giugno, ha mostrato con annesso supporto grafico gli ostacoli posti dai russi lungo le direttrici d’attacco utilizzate dagli ucraini, tra trincee, difese anticarro, campi minati e spazi aperti che si prestano al tiro dell’artiglieria. E così i mezzi corazzati ucraini non sono riusciti a superare il sistema difensivo, costretti a rallentarsi di fronte alle trincee, a mettere in campo lente operazioni di sminamento e a non riuscire a prendere strade rapide verso i principali obiettivi. Secondo alcuni osservatori, nonostante le importanti forniture di mezzi occidentali, l’assenza del sostegno di una forza aerea ha contribuito alla falsa partenza della controffensiva. Proprio nei giorni scorsi Paesi Bassi e Danimarca hanno annunciato la fornitura di caccia F-16 a Kiev con annesso addestramento per i piloti ucraini, ma è difficile immaginare che tali aerei possano essere operativi prima della fine dell’anno, quando è quasi impossibile immaginare che la controffensiva ucraina sarà ancora in corso, a prescindere dai risultati che avrà raggiunto.
Compresa l’impossibilità di un’offensiva di movimento, l’Ucraina dopo le difficoltà dei primi giorni ha ripiegato su un’offensiva di logoramento, come già aveva già fatto ad esempio a Kherson circa un anno fa. Ha così iniziato a usare l’artiglieria per logorare le linee logistiche e le fortificazioni russe e avanzare gradualmente. Ad oggi i principali guadagni territoriali ucraini sono arrivati nella zona di Robotyne e in quella di Urozhaine, piccoli villaggi fino a poco tempo fa sconosciuti ai più e oggi divenuti i principali fronti di combattimento. Non esattamente gli obiettivi che gli auspici della vigilia, a posteriori troppo ottimistici, si aspettavano, ma che non devono per questo far pensare che la controffensiva ucraina sia fallita.
Lo scorso anno, infatti, Kiev svolse una fulminea offensiva a Izium a settembre che proseguì fino a ottobre: al netto di fattori specifici legati allo stato dei militari e degli equipaggiamenti, la condizione metereologica ucraina permette a entrambe le parti di proseguire le operazioni fino al prossimo ottobre, quando le piogge renderanno il terreno fangoso e le manovre più difficili. Il ghiaccio invernale, per quanto abbia aspetti insidiosi, permetterà poi di nuovo i movimenti più strutturati, ma è presto per conoscere lo scenario che si configurerà nei prossimi mesi.
Dunque, l’Ucraina si è trovata dopo pochi giorni di fronte a una serie di ostacoli che la hanno costretta a cambiare tattica nella tanto attesa controffensiva e le prossime settimane saranno determinanti per comprendere quali risultati sarà in grado di portare a casa nel sud del Paese, mentre si combatte anche in altre aree come intorno a Bakhmut o più a nord nei pressi di Svatove. Quando le piogge porteranno alla fine obbligata delle operazioni si potrà tracciare un bilancio più chiaro: se Kiev sarà riuscita a prendere pochi villaggi sarà un discorso, se sarà riuscita a penetrare e prendere il controllo di centri più importanti, un altro.