I quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli sono stati bombardati dall’aviazione siriana nella notte di martedì fino alle prime ore dell’alba di mercoledì 16 novembre.
Le forze dell’esercito lealista, nel frattempo, si sono radunate per sferrare l’assalto via terra e starebbero solo aspettando l’ordine da Damasco.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i bombardamenti hanno ucciso venti persone, tra cui almeno cinque bambini e un soccorritore. Sarebbe stata colpita, secondo alcune testimonianze, anche una zona vicina a un ospedale per minori.
Dopo tre settimane di tregua, la ripresa delle operazioni militari lascia intendere che Assad e Putin vogliano assestare il colpo definitivo ai ribelli asserragliati nei quartieri orientali di quella che un tempo era la città più importante della Siria.
Sullo sfondo c’è il nuovo quadro geopolitico con l’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, che Assad ha definito “un alleato naturale” del regime siriano.
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Mosca, invece, ha negato di aver ripreso i bombardamenti sulla città, anche se dalle portaerei a largo delle coste siriane martedì sono stati lanciati missili verso altre zone controllate dai ribelli.
Aleppo è diventata uno dei campi di battaglia principali nella guerra civile che da oltre cinque anni insanguina la Siria e contrappone da un lato il presidente siriano Bashar al-Assad e i suoi alleati – Russia, Iran e milizie sciite inclusa la libanese Hezbollah – e dall’altro i gruppi ribelli sunniti sostenuti dall’Arabia Saudita, dalla Turchia, dalle monarchie del Golfo e dagli Stati Uniti.