Gli elettori islandesi hanno confermato alla guida del paese il Partito dell’Indipendenza, conservatore. Ma dalle elezioni di sabato 29 ottobre è uscito rafforzato il partito dei ‘Pirati’, il movimento anti-sistema internazionale nato dall’attivismo politico degli hacker.
I Pirati hanno triplicato i loro seggi e hanno raggiunto i Verdi di sinistra come seconda forza politica del paese, conquistando dieci dei 63 seggi del parlamento islandese.
A spoglio non ancora concluso non appare chiaro se il Partito dell’Indipendenza riuscirà a mettere insieme una maggioranza con altri partiti di centro e di destra, o se invece saranno i Pirati, assieme ad altre forze di opposizione, ad avere i numeri per governare.
Il leader degli Indipendenti Bjarni Benediktsson si è dichiarato ”estremamente felice” per i primi risultati. Dovrebbe essere ”molto difficile non includerci” nel prossimo esecutivo, ha aggiunto.
L’avvocatessa Birgitta Jonsdottir, leader di ‘Piratar’, ha commentato invece che i primi risultati sono in linea con le previsioni del partito di un esito tra il 12 e il 15 per cento, in netta crescita dal 5 per cento del 2013.
”Se otterremo più del 15 per cento saremo profondamente grati” ha detto ancora. ”Siamo stupiti del fatto che potremmo triplicare i nostri consensi dall’ultima consultazione, e siamo in lizza solo da tre anni” ha concluso.
In campagna elettorale il partito ha promesso l’introduzione di una democrazia diretta, di sottoporre i lavori del governo a un esame minuzioso e di mettere le risorse naturali del paese sotto il controllo pubblico.
Le elezioni politiche anticipate si erano rese necessarie dopo le dimissioni del primo ministro Sigmundur David Gunnlaugsson, uscito di scena nell’aprile scorso, seguite alle pubbliche proteste per le proprietà offshore rivelate nei Panama Papers.
Un sostenitore del partito dei Pirati (Credit: Reuters)