Più di venti persone sono morte negli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in un clima di tensione crescente nel paese causata dall’incertezza politica con lo scadere del mandato del presidente Joseph Kabila.
Il presidente del paese africano avrebbe dovuto terminare il suo incarico alla mezzanotte di lunedì 19 dicembre ma il termine è stato esteso fino al 2018, con la motivazione, avallata anche dalla Corte costituzionale e da alcuni leader dell’opposizione, delle difficoltà logistiche e finanziarie per organizzare nuove votazioni.
In risposta, nonostante il governo avesse vietato manifestazioni in città, nelle strade della capitale Kinshasa sono scesi in strada centinaia di persone per protestare.
Fonti governative della Repubblica Democratica del Congo parlano di nove morti, mentre secondo la Missione dell’Onu le vittime degli scontri sarebbero almeno una ventina.
La vasta nazione dell’Africa centrale, ricca di minerali e materie prime, è tormentata dalla violenza delle milizie ribelli nelle regioni orientali del paese e da quando 55 anni fa ha ottenuto l’indipendenza non ha mai avuto una transizione di potere pacifica.
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