Nel 2016, la Corte penale internazionale aveva condannato l’ex vicepresidente del Congo Jean-Pierre Bemba a 18 anni di carcere per crimini di guerra.
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Contro questa sentenza Bemba ha presentato ricorso e martedì 9 gennaio 2017 è iniziato il processo di appello.
Bemba è stato condannato per i crimini commessi dalla milizia MLC nella vicina Repubblica Centrafricana.
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Alla fine del 2002, circa 1.500 dei loro soldati avevano torturato e ucciso numerosi uomini, donne e bambini.
I giudici hanno ritenuto che Bemba avesse dato istruzioni alla milizia.
Il giudice brasiliano Sylvia Steiner, al momento della lettura del verdetto di primo grado, aveva dichiarato che Bemba “ha agito come comandante militare per tutta l’operazione e ha avuto un controllo effettivo sulle sue forze nella Repubblica Centrafricana”.
Lo stesso Bemba, da parte sua, ha sempre professato la sua innocenza durante il processo, affermando ripetutamente di non avere avuto alcun controllo sui soldati.
Gli attacchi sono legati a un colpo di stato contro l’allora Presidente della Repubblica Centrafricana, Ange-Felix Patasse, che Bemba aveva voluto sostenere con le sue truppe.
Jacques Joli, membro e fondatore del MLC e sostenitore di Bemba, era presente al verdetto: “Durante tutto il processo, il nostro presidente Bemba ha insistito sulla sua innocenza. Siamo delusi dalla sentenza della Corte”, aveva dichiarato nel 2016.
La sentenza aveva attirato l’attenzione di tutto il consesso internazionale per essere stato il primo caso portato di fronte alla Corte di giustizia dell’Aia in cui lo stupro e la violenza sessuale come arma di guerra costituivano una delle accuse più importanti.
“Nelle aree sotto il loro controllo, i seguaci di Bemba hanno saccheggiato sistematicamente i quartieri e violentato migliaia di donne”, aveva dichiarato Fatou Bensouda, procuratore capo dell’ICC, nella sua dichiarazione finale.
“Hanno ucciso i civili che hanno resistito”, aveva continuato Bensouda, parlando di un verdetto “storico”.
Géraldine Mttioli-Zeltner, membro dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, aveva elogiato il giudizio di primo grado definendolo una “vittoria per le vittime di violenza sessuale e un forte monito a tutti i comandanti a trascurare lo stupro e le altre atrocità commesse delle loro truppe”.
Sui social media in molti hanno rilevato la portata storica di una sentenza di condanna per stupro, nell’ambito di un processo per crimini di guerra pronunciata da tre giudici donna.
Adesso i giudici dell’Aia si occuperanno un’altra volta del caso fino al 16 gennaio. Poco dopo è prevista la sentenza di appello nei confronti di Bemba.
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