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    La confessione shock di una spia russa: “Siamo nella merda, Putin fa di testa sua, sarà un inferno”

    Vladimir Osechkin, fondatore di Gulagu.net pubblica la confessione di un analista dei servizi segreti russi. Da Christo Grozev, direttore del portale di fact-checking Bellingcat, arriva la conferma: è credibile

    Di Pietro Guastamacchia
    Pubblicato il 6 Mar. 2022 alle 13:00

    La confessione shock di una spia russa: “Siamo nella merda, Putin fa di testa sua, sarà un inferno”

    La guerra lampo di Putin in Ucraina è fallita e alla Russia restano pochi mesi prima del collasso economico. Non sono le parole di un funzionario occidentale ma le confessioni di un analista del Fsb, la principale agenzia russa per la sicurezza. Il testo è stato pubblicato due giorni fa da Vladimir Osechkin, fondatore del portale Gulagu.net specializzato in diritti umani, che lo attribuisce a una fonte interna ai servizi russi. E appare autentico. 

    “Non ero sicuro che fosse autentico, perché in passato le autorità ucraine avevano già fatto trapelare false informazioni attribuite al Fsb nell’ambito delle operazioni di guerra psicologica”, ha scritto su Twitter il direttore esecutivo del portale di fact-checking Bellingcat, Christo Grozev. “Stavolta però c’era qualcosa di diverso: il testo arriva da una fonte attendibile (il fondatore di Gulagu.net) ed è molto più lungo di quanto un falsario si azzarderebbe a scrivere (più lungo è il testo, maggiore è il rischio di commettere un errore). L’ho mostrato a due fonti del Fsb e non hanno dubbi che sia stato scritto da un loro collega”.

    Di seguito, il testo tradotto della confessione:

    Sono un addetto ai lavori dei servizi speciali della Federazione Russa, pubblicherò ciò che penso senza modifiche e censure, perché questo è l’inferno: “Sarò subito onesto: ho dormito pochissimo in tutti questi giorni, ero quasi sempre al lavoro, la mia mente vacilla un po’, come fosse avvolta nella nebbia. 

    Ad essere onesti, è stato aperto il vaso di Pandora – entro l’estate comincerà un vero orrore a livello globale – la carestia mondiale è inevitabile (Russia e Ucraina erano i principali fornitori di grano al mondo: il raccolto di quest’anno sarà ridotto al minimo e i problemi logistici porteranno la catastrofe a un punto drammatico). Non so dirvi cosa abbia spinto i vertici del potere a decidere questa operazione ma ora stanno sistematicamente aizzando i loro i cani contro di noi (i Servizi). Ci rimproverano per le nostre analisi.

    Di recente, siamo stati sollecitati sempre di più a personalizzare i nostri rapporti in base alle esigenze di chi li richiedeva e di questo ho già parlato. Tutti questi consulenti e rappresentanti politici e il loro seguito e i gruppi di influenza – tutto questo ha creato il caos. Un grande caos…

    Soprattutto: nessuno sapeva che ci sarebbe stata una guerra del genere, l’hanno nascosta a tutti. […]

    Ecco perché siamo in un totale pizdets (un fottuto macello) – non voglio nemmeno scegliere un’altra parola. Per lo stesso motivo non c’è protezione dalle sanzioni: beh, è ​​possibile che Nabiullina (Elvira Nabiullina, governatrice della Banca centrale russa – ndr) venga tacciata di negligenza, ma che colpe può avere? Nessuno sapeva che ci sarebbe stata una simile guerra, quindi nessuno si è preparato a fronteggiare tali sanzioni. Questo è il rovescio della segretezza: poiché non è stato detto a nessuno, allora chi avrebbe potuto analizzare ciò di cui nessuno ha parlato?

    Kadyrov (Ramzan Kadyrov, presidente della Repubblica cecena, parte della Federazione Russa – ndr) sta impazzendo. È in conflitto persino con noi: forse anche gli ucraini hanno fatto trapelare notizie false che nei primi giorni dell’operazione siamo stati noi a svelare i percorsi battuti dalle forze speciali di Kadyrov. Erano terribilmente allo scoperto durante la loro marcia, non avevano ancora iniziato a combattere, ma in alcune zone sono stati semplicemente fatti a pezzi. Ora dicono: è stato l’Fsb a far trapelare informazioni sui loro movimenti contro gli ucraini. Non ho tali informazioni, a cui non do più che l’1-2 per cento di affidabilità (ma non può nemmeno essere completamente escluso).

    La guerra-lampo è fallita. Ora è semplicemente impossibile completare la missione: se Zelensky e le autorità ucraine fossero stati catturati entro i primi tre giorni, avrebbero conquistato tutti gli edifici chiave a Kiev, avrebbero dato loro l’ordine di arrendersi – in quel caso sì, la resistenza si sarebbe placata, almeno in teoria. Ma ora qual è il prossimo passo? Anche con questa variante ideale ci sarebbe stato un problema irrisolvibile: con chi negoziare? Se uccidiamo Zelensky con chi dovremmo firmare degli accordi? Se li firmiamo con Zelensky, una volta ucciso lui, queste carte non varranno più nulla. 

    La “Opposition Platform for Life” (un partito politico ucraino con posizioni filo-russe ed euroscettiche – ndr) si è rifiutato di collaborare, Medvedchuk (Viktor Medvedchuk, oligarca e parlamentare ucraino filo-russo – ndr) è un codardo ed è fuggito. C’è un secondo leader lì – Boyko (Yuriy Boyko, ex vice premier ai tempi del presidente filo-russo Viktor Yanukovich – ndr) ma si rifiuta di lavorare con noi. Volevano provare con Tsarev (Oleg Tsarev, oligarca ucraino separatista, ndr) ma anche i nostri filo-russi si sono rivoltati contro di lui. Far tornare Yanukovich? Ma come? Se ammettiamo che è impossibile occupare (l’Ucraina), le nuove autorità che installeremo (a Kiev) verranno uccise dopo dieci minuti. Abbiamo bisogno di 500mila o più soldati per mantenere il controllo del Paese, senza contare i sistemi di approvvigionamento. 

    E adesso? Non possiamo annunciare la mobilitazione generale per due motivi:

    1) Una mobilitazione su larga scala minerebbe la situazione interna al Paese: a livello politico, economico e sociale. 

    2) La nostra logistica è già sovraccarica. Come guideremo un contingente molte volte più numeroso e cosa otterremmo? L’Ucraina è un Paese difficile in termini di territorio. E ora il livello di odio verso di noi sta salendo alle stelle. Le nostre strade semplicemente non saranno in grado di gestire tali convogli di rifornimento: tutto si fermerà. Sarà il caos.

    Perdite: non so quante siano. Nessuno lo sa. Per i primi due giorni era ancora tutto sotto controllo, ora nessuno sa cosa stia succedendo. Unità intere possono essere trovate o possono dissolversi a causa dell’attacco. E lì, anche i comandanti sul posto potrebbero non sapere quanti dei loro uomini stanno scappando, quanti sono morti, quanti sono stati fatti prigionieri. Il numero dei morti è decisamente nell’ordine delle migliaia. Forse 10mila, forse 5mila, ma forse anche solo 2mila. 

    Ora, anche se Zelensky viene ucciso o fatto prigioniero, nulla cambierà. Abbiamo costruito un’altra Cecenia in termini di odio verso di noi. E ora anche coloro che ci sono stati fedeli si oppongono, poiché tutto è stato pianificato dall’alto, a nessuno è stato detto che tale opzione era possibile. Hanno spiegato che era necessario creare una minaccia credibile per raggiungere in maniera pacifica le condizioni di un giusto accordo. Stavamo preparando una serie di proteste in Ucraina contro Zelensky ma escludevamo un nostro ingresso diretto.

    Le perdite civili cresceranno in modo esponenziale e anche la resistenza nei nostri confronti aumenterà. Le nostre truppe hanno già cercato di entrare nelle città con la fanteria: su venti tentativi di ingresso, solo uno ha avuto in parte successo. Ricorda l’assalto a Mosul.

    Tenere sotto assedio Kiev? Secondo l’esperienza dei conflitti militari nella stessa Europa degli ultimi decenni (la Serbia è il più grande banco di prova in questo senso), le città possono restare sotto assedio per anni e persino continuare a sopravvivere e ad assicurare servizi. I convogli umanitari in arrivo dall’Europa sono una questione di tempo. Abbiamo una scadenza limitata: giugno. Per il mese di giugno non avremo più un’economia, non rimarrà nulla. […]

    In generale, il Paese non ha via d’uscita. Non c’è alcuna opzione per una possibile vittoria. Hanno ripetuto al 100 per cento quanto accaduto all’inizio del secolo scorso, quando hanno deciso di prendere a calci il debole Giappone per ottenere una rapida vittoria e poi si è scoperto che l’esercito era nei guai. Quindi hanno cominciato una guerra a oltranza e in seguito hanno iniziato ad arruolare nell’esercito i bolscevichi. Per “rieducarli”. Dopotutto erano emarginati, poco interessanti per le masse. E alla fine, i bolscevichi, che in realtà erano sconosciuti ai più, hanno raccolto slogan contro la guerra e così tutto ebbe inizio.

    […]

    ​​Non so chi abbia inventato la “Blitzkrieg ucraina”. Se ci venissero fornite vere informazioni sui progetti preparatori, indicheremmo almeno che il piano originale è controverso. Ora siamo nella merda fino al collo. E non è chiaro cosa fare. “Denazificazione” e “smilitarizzazione” non sono categorie analitiche, perché non hanno parametri chiaramente definiti attraverso cui si possa determinare lo stato di avanzamento o la mancata realizzazione della missione.

    Ora resta da vedere se qualche consigliere convincerà i vertici del potere ad avviare un conflitto con l’Europa, chiedendo di rimuovere alcune sanzioni. O le ritirano, o è la guerra. E se rifiutano? Non escludo che in seguito saremo coinvolti in un vero conflitto internazionale, come Hitler nel 1939. E alla fine la nostra Z sarà paragonata alla svastica.

    C’è la possibilità di un attacco nucleare a livello locale? Sì. Non per scopi militari ma con l’obiettivo di intimidire il nemico. Naryshkin (Sergey Naryshkin, direttore del Svr, il servizio segreto estero russo – ndr) e il suo SVR stanno scavando ovunque per dimostrare che gli ucraini abbiano cercato di sviluppare armi nucleari in segreto. Kadyrov ha perso la calma per un motivo, ha creato per sé l’immagine del più influente e dell’invincibile, se perde la faccia sarà abbattuto dalla sua stessa gente. 

    Andiamo oltre. Alla Siria. In Siria in qualsiasi momento i nostri ragazzi si possono aspettare che il contingente esaurisca le proprie risorse, se la Turchia blocca gli stretti anche al trasporto di rifornimenti. Siamo una situazione simile a quella della Germania nel 1943.  

    […]

    Nonostante il mio cinismo, aggiungo solo che non credo che Vladimir Vladimirovic Putin premerà il pulsante rosso per distruggere il mondo intero. In primo luogo, c’è più di una persona designata a prendere tale decisione, e qualcuno dirà di no. Non esiste un “bottone rosso nelle mani di un solo uomo”.

    In secondo luogo, vi sono alcuni dubbi sul fatto che tutto funzioni correttamente da quel punto di vista. L’esperienza mostra che maggiore è la trasparenza e il controllo, più facile è identificare le carenze di un sistema. Non sono sicuro che il famoso sistema del pulsante rosso funzioni come propagandato. 

    In terzo luogo, ed è questa la cosa più vile e triste, personalmente non credo nella disponibilità al sacrificio di una persona che non si lascia avvicinare da nessuno per paura del Coronavirus, figuriamoci se ha il coraggio di ordinare un attacco di questo tipo.

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