Lunedì 30 ottobre iniziano a Parigi i lavori della trentanovesima conferenza generale dell’Unesco, che dureranno fino al 14 novembre e nel corso dei quali i 195 stati membri dell’organizzazione convalideranno il voto sul nuovo direttore generale indicato dal Consiglio di amministrazione.
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Lo scorso 13 ottobre, i 58 membri del Consiglio di amministrazione hanno eletto l’ex ministra della Cultura francese, Audrey Azoulay, alla guida dell’Unesco.
La vittoria di Azoulay è arrivata dopo cinque round di votazioni. Gli altri candidati all’incarico di direttore generale erano Qian Tang, Moushira Khattab, Juan Alfonso Fuentes Soria, Polad Bülbüloglu, Saleh Al-Hasnawi, Vera El-Khoury Lacoeuilhe, Hamad bin Abdulaziz Al-Kawari e Pham Sanh Chau.
Il nuovo direttore generale sostituirà Irina Bokova, l’ex ministra degli Esteri bulgara alla guida dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura dal 2009.
La nuova edizione della conferenza generale, un evento che si ripete ogni due anni, arriva poche settimane dopo l’annuncio di Stati Uniti e Israele di ritirarsi dall’Unesco. L’ufficializzazione dell’uscita avverrà il prossimo 31 dicembre 2017.
I motivi della contestata scelta statunitense sono stati illustrati da Heather Nauert, portavoce del dipartimento di Stato a Washington. Il funzionario ha parlato di una decisione che “non è stata presa alla leggera e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per l’arretratezza dell’Unesco, la necessità di una riforma fondamentale nell’organizzazione e tiene conto della sua perenne posizione anti-Israele”.
Tuttavia, gli Stati Uniti cercheranno di “rimanere impegnati come stato osservatore non membro per contribuire alle opinioni, le visioni e le competenze dell’organizzazione”.
L’Unesco è un’istituzione intergovernativa delle Nazioni Unite, nata ufficialmente il 4 novembre 1946 a Parigi con lo scopo di preservare il patrimonio culturale e artistico di tutto il mondo e “contribuire alla pace e la sicurezza promuovendo la collaborazione tra le Nazioni attraverso l’istruzione, la scienza e la cultura onde garantire il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione”.