L’ex comandante serbo Ratko Mladic è stato condannato in primo grado all’ergastolo dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, che ha sede all”Aia, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, incluso genocidio. Con una sentenza letta in aula mercoledì 22 novembre, la corte ha condannato Mladic per dieci degli undici capi d’imputazione che gli sono stati contestati, tutti relativi alla guerra in Bosnia negli anni Novanta.
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Mladic è stato allontanato dall’aula del tribunale dopo aver urlato ai giudici stavano leggendo la sentenza. I giudici avevano rigettato la richiesta del suo avvocato di aggiornare l’udienza per ragioni di salute.
“I crimini commessi si classificano tra quelli più efferati conosciuti all’umanità, e includono genocidio e sterminio come crimine dell’umanità”, ha detto il presidente del tribunale Alphons Orie leggendo il riassunto della sentenza.
Soprannominato “il macellaio dei Balcani” o “il boia di Srebrenica”, Mladic, che ha 74 anni, ha respinto le accuse di fronte al tribunale della Nazioni Unite.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha detto che la sentenza su Mladic è un avvertimento sul fatto che gli autori di tali crimini “non sfuggiranno alla giustizia, a prescindere da quanto siano potenti o da quanto tempo possa occorrere”.
Zeid ha definito l’ex generale serbo-bosniaco “il simbolo del male” e ha parlato della sua condanna come di un “importantissima vittoria per la giustizia”.
All’inizio dell’udienza, Mladic è sembrato rilassato, sorridendo e gesticolando alle fotocamere.
Il suo processo si è aperto di fronte al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia nel 2012. Il suo caso è stato l’ultimo ad essere esaminato dalla corte.
Alla fine della guerra, nel 1995, Mladic si è dato alla macchia, e ha vissuto nell’anonimato in Serbia, protetto dalla sua famiglia e da elementi dei servizi di sicurezza.
È stato incriminato per genocidio e crimini contro l’umanità, ma è rimasto in latitanza per 16 anni, fino a quando nel 2011 è stato rintracciato ed arrestato nella casa di campagna di un cugino del nord della Serbia.
Le vittime sopravvissute e i loro parenti hanno assistito al verdetto nel memoriale vicino Srebrenica. Decine di persone si sono radunate fuori dall’aula del tribunale, mostrando foto delle vittime del genocidio e di coloro i cui cadaveri non sono più stati trovati.
Durante la Guerra in Bosnia del 1992-1995 morirono 30mila bosniaci.
Dall’11 al 14 luglio del 1995, a Srebrenica, cittadina nell’attuale Bosnia ed Erzegovina, oltre 8.300 uomini e ragazzi bosniaci – in gran parte musulmani – furono sterminati dall’esercito serbo-bosniaco. Le donne e i bambini furono risparmiati ma furono costretti a fuggire.
Per non lasciare traccia della carneficina, i corpi delle vittime furono smembrati e i resti furono sotterrati in diversi punti lontano dal luogo del massacro. I resti di centinaia di uomini non sono ancora stati ritrovati.