Sette agenti di polizia di Hong Kong sono stati condannati a due anni di reclusione ciascuno per un pestaggio ai danni di un’attivista in manette, avvenuto nel corso delle proteste per la democrazia del 2012. Si era trattato di un raro caso di abuso di potere da parte delle forze delle forze dell’ordine che aveva causato un’ondata di indignazione.
L’episodio risale al 15 ottobre 2014, al culmine di 79 giorni di proteste che paralizzarono la città e sfidarono l’autorità della dirigenza comunista cinese.
I poliziotti erano stati ripresi mentre trascinavano un dimostrante ammanettato, Ken Tsang, verso un angolo in ombra dove era stato preso a calci e pugni mentre giaceva a terra.
Il giudice che ha emesso la sentenza ha sottolineato come gli imputati abbiano danneggiato la reputazione di Hong Kong agli occhi della comunità internazionale, oltre al fatto che l’attacco contro Tsang non era giustificato in alcun modo.
La vittima ha accolto il verdetto come una “piccola vittoria per la società civile nella lotta alla violenza da parte della polizia” e ha aggiunto che la gente di Hong Kong deve combattere per ottenere la piena democrazia. I sostenitori della polizia all’esterno del tribunale hanno invece detto che le condanne sono ingiuste.
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