La Commissione europea sta progettando un nuovo piano d’azione per far fronte alla crisi dei migranti.
Una delle principali proposte consisterebbe nel concedere poteri molto più consistenti di quelli attuali alle guardie di frontiera dell’agenzia Frontex, che operano ai confini dei paesi che hanno aderito al trattato di Schengen.
Alcune nazioni, come la Polonia, si sono opposte a quest’ipotesi sottolineando come il nuovo programma andrebbe contro la sovranità nazionale dei diversi stati. Il ministro degli Esteri polacco ha infatti affermato: “Si creerebbe una struttura antidemocratica, che non sarebbe controllata dagli stati membri”.
Parallelamente, l’agenzia di confine dell’Unione europea starebbe valutando l’idea di inviare soldati preposti al controllo dei confini anche in stati che non fanno parte dell’eurozona, come la Serbia e la Macedonia.
Secondo il ministro degli esteri del Lussemburgo Jean Asselborn, questi paesi sono coinvolti in maniera consistente nel passaggio del flusso dei migranti e un appoggio di Frontex in quelle zone potrebbe essere utile per risolvere la crisi.
La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro Grecia, Croazia e Italia, che non avrebbero rispettato i parametri imposti dall’eurozona sull’accoglienza dei migranti.
Secondo il rapporto della Commissione, l’Italia non si sarebbe impegnata a sufficienza nella registrazione di quanti arrivano sulle sue coste per continuare il proprio viaggio verso il nord Europa.
La raccolta delle impronte digitali non sarebbe ancora diventata sistematica e l’Italia avrebbe aperto solo uno degli hotspot – i punti di registrazione dei migranti, in cui si stabilisce se essi debbano essere accolti o meno come richiedenti asilo – sui sei promessi all’Unione europea.
Soltanto a Lampedusa sarebbe già operativo il punto di accoglienza migranti, mentre quelli di Porto Empedocle e Pozzallo non sarebbero ancora stati aperti.
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