I cittadini colombiani a ottobre voteranno in un referendum popolare per decidere se accettare o respingere l’accordo di pace raggiunto a giugno tra il governo e i guerriglieri delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, che potrebbe porre fine a un conflitto che in cinquant’anni ha provocato circa 220mila morti, 45mila persone scomparse e quasi sette milioni di sfollati.
Il risultato della consultazione sarà vincolante ed entrambe le parti si sono impegnate a rispettarlo. La Corte costituzionale ha chiarito che il plebiscito sarà valido solo se verrà superata la soglia minima del 13 per cento, circa 4,3 milioni di voti, a favore del sì.
Ma molti dei 33 milioni di colombiani ammessi al voto arrivano a questo appuntamento fondamentale per la storia della nazione incerti su come valutare il risultato raggiunto dal presidente Juan Manuel Santos.
Come nel caso del referendum sulla Brexit nel Regno Unito, una scelta semplice tra il sì e il no deciderà una questione complicata, vista favorevolmente dall’intera comunità internazionale, ma che deve scontrarsi con rancori profondi radicati nei colombiani nei confronti dei guerriglieri.
Molti degli elettori hanno dichiarato di votare favorevolmente per approvare gli accordi, ma alcuni analisti mettono in guardia sulla diffusa ostilità della popolazione verso le Farc, che potrebbe condurre a un risultato inatteso.
Nel sondaggio condotto da Gallup, il 40 per cento degli aventi diritto di voto ha risposto che sicuramente si recheranno alle urne e il 70 per cento si è detto intenzionato a sostenere l’accordo tra governo e Farc.
Ma in un’altra indagine condotta da Ipsos, l’84 per cento dei colombiani ha dichiarato di ritenere giusto che i guerriglieri paghino per i loro crimini con la prigione, sebbene l’accordo di pace preveda una sorta di amnistia, con pene alternative al carcere per i guerriglieri che confessano. E oltre il 70 per cento sono contrari alla possibilità che i leader delle Farc possano partecipare alla vita politica colombiana, come invece gli accordi consentono.
La campagna elettorale per il plebiscito è già iniziata con i sostenitori del presidente colombiano che hanno sventolato in parlamento cartelli a favore del sì, mentre i deputati dell’opposizione di centro destra hanno distribuito volantini con la bandiera colombiana listata a lutto e hanno dichiarato di volere la pace, ma di non essere disposti a pagare qualsiasi prezzo.
Manuel Santos non era obbligato a chiedere la ratifica dell’accordo con un plebiscito, ma fin dall’inizio dei negoziati aveva precisato che in tutti i casi sarebbero stati i cittadini colombiani ad avere l’ultima parola e ha fatto dell’accordo con le Farc il pilastro della sua presidenza.
Tuttavia non è riuscito a generare l’entusiasmo che si attendeva tra i cittadini e l’approvazione nei suoi confronti a giugno ha toccato minimi storici del 21 per cento, anche se poi nell’ultimo mese è leggermente risalito nei sondaggi.
“Sarà un momento storico, veramente storico, dove abbiamo l’opportunità e la responsabilità di far sentire la nostra voce, perché ciò che è in gioco è di enorme importanza e probabilmente sarà la decisione più importante che ognuno di voi dovrà fare nella sua vita”, ha detto in un discorso alla radio e alla televisione.
Ma gli oppositori sostengono che un cattivo negoziato porterà a nuove e maggiori violenze e per questo nelle prossime settimane decideranno se fare campagna per il no o invitare i cittadini ad astenersi e sperano in un risultato inatteso come nel caso della Brexit.
L’accordo firmato a giugno dopo tre anni e mezzo di complicati negoziati avviati all’Avana, a Cuba, prevede l’immediato cessate il fuoco, la trasformazione delle Farc in un partito politico, lotta congiunta contro il traffico di droga, l’accesso alla terra ai contadini poveri e la collaborazione tra governo e guerriglieri nella ricerca dei dispersi.
Chi sono le Farc?
Sono le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, ossia il più grande gruppo ribelle della nazione. Il loro nemico principale sono state finora le le forze di sicurezza colombiane nel mirino dei guerriglieri che hanno attaccato stazioni di polizia, postazioni militari o teso imboscate. Come risposta a questo clima di tensione, le forze di sicurezza hanno sempre risposto duramente innescando una guerra civile durata 50 anni.
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