Dopo la sentenza di ieri, che ha ottenuto cinque voti favorevoli e quattro contrari tra i nove giudici della Corte Costituzionale, sarà possibile abortire fino al sesto mese di gravidanza senza fornire nessuna giustificazione, un arco di tempo abbastanza ampio se si considera che, per esempio, in Italia l’aborto volontario oltre la dodicesima settimana è concesso soltanto in caso di grave pericolo per la donna o per la sua salute fisica o psichica.
La Corte, a cui spettava la decisione definitiva sulla questione dopo che nel 2020 cinque organizzazioni per il diritto di scelta delle donne avevano presentato un ricorso per chiedere all’Alta Corte di esprimersi sulle leggi sull’aborto, ha anche invitato il governo e il Parlamento ad avviare i procedimenti per modificare la legge precedente e fare in modo che le nuove disposizioni vengano applicate il prima possibile.
Secondo le attiviste e gli attivisti che sostengono il diritto all’accesso all’aborto, che ieri hanno festeggiato la decisione in piazza a Bogotà, con le nuove leggi sarà più semplice richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza soprattutto per le donne più povere e quelle che vivono nelle aree più remote, costrette a ricorrere a formule di aborto clandestino, correndo gravi rischi per la propria salute, a causa della mancanza di strutture mediche adeguate o strutture di supporto. Secondo il ministero della Salute sono circa 400mila ogni anno le donne che cercano di interrompere la gravidanza clandestinamente, e di queste almeno 70 muoiono a causa delle complicazioni.
Gli aborti clandestini e il pericolo di morte nelle aree rurali erano stati tra gli elementi a sostegno della causa intentata due anni fa dalle organizzazioni, che oggi esprimono una soddisfazione solo parziale perché la richiesta era stata quella di limitare ogni tipo di restrizione anche oltre il sesto mese di gravidanza. “Stavamo cercando di ottenere la completa depenalizzazione dell’aborto… ma questo è comunque un passo storico”, ha affermato Cristina Rosero, avvocato del Center for Reproductive Rights, una delle cinque organizzazioni ad aver presentato ricorso nel 2020. “La nostra sfida ora è garantire che questa sentenza sia attuata”, ha sottolineato Rosero.
In America Latina anche Argentina, Uruguay e Cuba consentono l’aborto senza restrizioni fino a determinate fasi della gravidanza, mentre in Messico una sentenza della corte suprema ha da poco affermato che le donne non possono essere processate in tribunale per aver interrotto volontariamente la loro gravidanza. L’aborto è invece illegale senza eccezioni in El Salvador, Nicaragua, Honduras e Repubblica Dominicana.