L’ex avvocato personale di Donald Trump, Michael Cohen, si è sottoposto a ripetuti interrogatori da parte del team del procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller. Lo riporta la Abc, riferendo che si è trattato di colloqui durati ore e incentrati sui legami d’affari e finanziari di Trump con la Russia durante la campagna elettorale.
Lo scorso mese di agosto, Coehn aveva deciso di collaborare con la giustizia e aveva ammesso di aver violato la legge sul finanziamento della campagna elettorale pagando, durante le presidenziali del 2016, due donne (la pornostar Stormy Daniels e l’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal) “in coordinamento e sotto la direzione di un candidato a un incarico federale” perchè tacessero sulla loro relazione con il suo cliente, ovvero Trump.
L’ex avvocato del presidente si era consegnato negli uffici newyorchesi dell’Fbi e aveva raggiunto un accordo di ammissione di colpevolezza con i procuratori federali su diversi capi di imputazione, dalle frodi bancarie e fiscali alle violazioni delle regole per i finanziamenti elettorali.
Cohen, che aveva segnalato a più riprese la sua disponibilità a parlare, rischia fino a cinque anni di carcere: la sentenza arriverà il 12 dicembre. È libero su cauzione, fissata dal giudice in 500 mila dollari.
Un schiaffo a Donald Trump era arrivato anche per la posizione di Paul Manafort, l’ex manager della campagna elettorale del presidente, quando, sempre ad agosto, era stato condannato per 8 capi d’imputazione, di cui cinque per frode fiscale. Nei suoi confronti, Trump non aveva escluso di poter concedere la grazia, sebbene la mossa potrebbe rivelarsi controproducente, soprattutto se lo facesse prima delle elezioni di medio termine in calendario a novembre. “Non si azzardi a parlare di grazia per Paul Manafort o Michael Cohen”, era stato il monito del leader di minoranza al Senato, il democratico Charles Schumer.