Il soft power europeo e britannico è diminuito e gli Stati Uniti hanno preso il primo posto nella classifica dei 30 paesi più influenti compilata dall’istituto di ricerca Portland.
Il soft power, espressione coniata negli anni Novanta del Ventesimo secolo dallo scienziato politico statunitense Joseph Nye, è l’abilità di creare consenso attraverso la persuasione e non la coercizione. Il potenziale d’attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica e militare (hard power), ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei valori storici fondativi di riferimento.
La classifica Soft Power 30 di quest’anno, che utilizza un indice composito per esaminare gli elementi di soft power a disposizione dei paesi e i dati raccolti da Facebook, vede nelle prime cinque posizioni Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada e Francia.
L’avanzamento degli Stati Uniti coincide con lo sforzo dell’amministrazione Obama per rafforzare i legami internazionali attraverso diverse iniziative diplomatiche, come l’accordo sul nucleare iraniano, la normalizzazione dei rapporti con Cuba e Vietnam, il trattato di partenariato trans-pacifico e i progressi fatti in merito al TTIP. Importanti anche il tour asiatico intrapreso dal presidente e un approccio in generale più incline al multilateralismo, adottato per riparare i danni fatti dall’invasione dell’Iraq del 2003 alla credibilità americana .
Tuttavia, è proprio l’eredità irachena a far sì che la politica estera americana non convinca del tutto l’opinione pubblica mondiale, anche se i sondaggi evidenziano un miglioramento rispetto all’anno passato. La performance degli Stati Uniti è più solida nel campo dell’istruzione superiore, della produzione culturale e dell’innovazione tecnologica.
Anche se spodestato dal primo posto, il Regno Unito resta un grande esponente del soft power, anche grazie al ruolo di istituzioni e imprese di stato come la Bbc, il British council, il Department for International Development e il Foreign and Commonwealth Office, ma anche di marchi mondiali come Burberry e British Airways. L’ombra del Brexit, tuttavia, lascia in sospeso gli sviluppi futuri rispetto alla posizione britannica in campo internazionale.
La Germania rimane molto apprezzata per il suo settore manifatturiero e quello ingegneristico, il suo approccio misurato in politica estera e la sua solida economia.
L’alto punteggio cinese nella categoria cultura riflette la ricchezza del patrimonio culturale della Cina, ma la negazione dei diritti individuali, la mancanza di libertà di stampa e la profonda avversione per la dissidenza politica affossano l’indice relativo al governo.
Il cambio nella leadership di Canada, Australia e Argentina ha migliorato la posizione dei tre paese. Il primo ministro canadese Justin Trudeau in particolare, con i suoi numerosi viaggi all’estero e il suo uso sapiente dei social media, ha fatto ottenere al Canada buoni punteggi nel campo digitale e diplomatico.
Per quanto riguarda il nostro paese, l’Italia è salita di una posizione rispetto allo scorso anno attestandosi all’11esimo posto. Malgrado le difficoltà economiche, i problemi riguardanti l’efficacia dell’azione di governo e la corruzione, e la crisi dei migranti, l’Italia resta un paese molto amato, e si classifica secondo nei sondaggi (dopo il Canada).
L’opinione pubblica mondiale ama soprattutto i prodotti enogastronomici, le automobili e l’abbigliamento d’alta moda. Dopo essere diventato il primo ministro italiano più giovane di sempre nel 2014, Matteo Renzi è stato investito del compito di traghettare l’Italia fuori dall’era Berlusconi.
Ma mentre il paese accoglie un alto numero di turisti (terza meta in Europa) e la sua economia è la terza dell’Eurozona, c’è ancora molto lavoro da fare per la sostenibilità delle finanze pubbliche e per creare opportunità lavorative. Ma se l’economia zoppica, l’Italia è un gigante culturale: nel paese si trovano il maggior numero al mondo di siti dell’Unesco, musei e gallerie d’arte eccezionali e una cultura calcistica forte, che insieme attraggono 48 milioni di turisti all’anno
Russia, Ungheria e Argentina sono le tre new entries dell’indice.
L’autore dello studio, Jonathan McClory, ha commentato così: “I risultati del Soft Power 30 2016 dimostrano che le notevoli sfide che sta affrontando l’Europa, dalla crisi dei rifugiati alla possibilità del Brexit, pesano sul soft power complessivo del continente. Allo stesso tempo, la crescita economica asiatica sta portando a maturazioni i frutti in termini di soft power, un trend che vorremo si mantenesse in futuro. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il primo posto suggerisce i risultati positivi degli investimenti diplomatici fatti dall’amministrazione Obama nel corso degli ultimi anni”.
La classifica completa:
1. Stati Uniti
2. Regno Unito
3. Germania
4. Canada
5. Francia
6. Australia
7. Giappone
8. Svizzera
9. Svezia
10. Paesi Bassi
11. Italia
12. Spagna
13. Danimarca
14. Finlandia
15. Norvegia
16. Nuova Zelanda
17. Austria
18. Belgio
19. Singapore
20. Irlanda
21. Portogallo
22. Corea del Sud
23. Polonia
24. Brasile
25. Grecia
26. Ungheria
27. Federazione russa
28. Cina
29. Repubblica Ceca
30. Argentina
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