I ricercatori hanno messo in relazione la scomparsa della civiltà azteca con un’epidemia di salmonella. Alcuni studi hanno rilevato che la pestilenza che nel Sedicesimo secolo spazzò via la popolazione nativa del Messico potrebbe essere una forma di salmonella importata dagli europei.
Le prove a sostegno di questa tesi sono genetiche: gli studiosi hanno individuato il DNA del batterio nelle sepolture azteche risalenti al 1500.
Nel 1519 quanto Hernando Cortes arrivò in Messico, la popolazione locale si attestava intorno ai 25 milioni. Un secolo dopo, era crollata fino a circa un milione. Finora non era ancora stato stabilito quale malattia sia stata la causa di questa strage. Le ipotesi proposte vanno dal tifo al vaiolo, passando per il morbillo.
Un team tedesco ha estratto e sequenziato DNA dai denti di 29 persone sepolte sulle alture di Oaxacan, nel Messico meridionale, e ha individuato in diversi dei soggetti il batterio della salmonella. Si tratta di una malattia che causa febbri enteriche e che colpisce ormai quasi unicamente nei paesi in via di sviluppo. Se non è curata, uccide tra il 10 e il 15 per cento delle persone infette.
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