Almeno 459 civili, tra cui oltre 100 bambini, sarebbero rimasti uccisi nei bombardamenti condotti dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti nel corso della guerra contro l’Isis in Siria e Iraq.
Sabato 8 agosto segna il primo anno dall’inizio della campagna militare aerea intrapresa dalla coalizione nella regione sotto il controllo dello Stato islamico.
Secondo un rapporto pubblicato da Airwars – un progetto sviluppato da alcuni giornalisti professionisti indipendenti e volto a monitorare gli attacchi aerei della coalizione sul territorio – almeno 459 civili sarebbero rimasti uccisi negli oltre 5.800 raid aerei condotti finora.
Airwars sostiene che ci sono almeno 52 casi che occorrerebbe indagare urgentemente. Questi casi sono stati selezionati in base al numero di testimonianze raccolte da due o più fonti attendibili e spesso accompagnate da immagini e video dell’accaduto.
“La coalizione internazionale si vanta che la guerra aerea contro lo Stato islamico è la più precisa e disciplinata nella storia delle guerre aeree,” ha detto il direttore di Airwars, Chris Woods. “Eppure, i fatti indicano una storia ben diversa”.
Con la guerra ancora in corso e la maggior parte delle zone ancora inaccessibili, non vi è alcun modo di verificare il reale numero di vittime causate dai raid aerei.
La coalizione internazionale che combatte per via aerea l’Isis in Siria e Iraq è guidata dagli Stati Uniti ed è composta da 12 Paesi.
Secondo il rapporto di Airwars, solo dieci incidenti che hanno causato la morte di diversi civili sarebbero stati adeguatamente approfonditi e la coalizione ha riconosciuto solo la morte di due civili fra le vittime.
Il Canada è l’unico Paese a dichiarare sempre data e luogo dei propri attacchi.
Secondo le stime ufficiali del governo americano, sono stati colpiti quasi 8mila obiettivi e sono stati uccisi circa 12.500 militanti dell’Isis dall’inizio dei raid aerei.
Ciononostante, lo Stato islamico non sembra perdere le forze e continua a controllare un vasto territorio.
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