Un cittadino americano è stato arrestato in Corea del Nord mentre cercava di lasciare il paese. A diffondere la notizia sono stati i media sudcoreani, in particolare l’agenzia di stampa Yonhap citata dalla Reuters. L’uomo è stato identificato solo con il suo cognome, ossia Kim.
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L’uomo, un cinquantenne coreano-americano,è stato fermato all’aeroporto internazionale Pyongyang. Si tratterrebbe di un ex professore della Yanbian University in Cina con una sede anche nella capitale nord coreana, il quale si era recato in Corea del Nord per circa un mese per motivi di lavoro.
Si tratta del terzo cittadino americano a essere detenuto nel paese: uno era stato fermato perché accusato di spionaggio, e un altro per aver tentato di rubare un cartellone pubblicitario in un hotel.
L’arresto dell’ultimo cittadino americano s’inserisce nel bel mezzo di un clima di alta tensione tra il regime di Pyongyang e gli Stati Uniti, che minacciano di aver esaurito la loro “pazienza” nei confronti del programma nucleare nord-coreano.
In passato la Corea del Nord ha usato l’arresto di americani per ottenere visite di alto profilo da parte degli Stati Uniti, con cui non ha relazioni diplomatiche formali. Viceversa, il governo americano ha spesso accusato il regime di Kim Jong-un di impiegare i cittadini americani fermati e arrestati nel paese come pedine.
Nel gennaio del 2016, a essere fermato fu uno studente statunitense di 21 anni, Otto Warmbier, con l’accusa di aver tentato di rubare un cartellone pubblicitario in un hotel della Corea del Nord nel quale soggiornava.
Nel mese di aprile dello stesso anno, a subire la medesima sorte fu Kim Dong-chul, un cittadino di origini sudcoreane ma naturalizzato statunitense, condannato a 10 anni di lavori forzati per spionaggio. Ma era stato arrestato nel mese di ottobre dell’anno precedente.
Intanto, dopo le gaffe e la confusione dei giorni scorsi caratterizzato dall’annuncio da parte del presidente americano Donald Trump, il quale aveva dichiarato che verso la Corea del Nord si stava dirigendo una “armada”, poi la scoperta e la conferma che la flotta si stava in realtà allontanando dalla penisola coreana, la portaerei americana Carl Vinson ha iniziato una serie di esercitazioni congiunte con la Marina giapponese.
A comunicarlo il ministro della Difesa di Tokyo, spiegando che due cacciatorpedinieri giapponesi hanno raggiunto la Vinson e altre due navi da guerra americane (un incrociatore lanciamissili e un cacciatorpediniere lanciamissili) nel Mare delle Filippine. Le esercitazioni dureranno diversi giorni. Non sono mancate le minacce del regime di Pyongyang alla vigilia dell’85esimo anniversario della fondazione dell’esercito nordcoreano: “Possiamo distruggere la Carl Vinson con un solo attacco”.
L’arrivo della Carl Vinson ha fatto scattare la reazione del regime di Pyongyang, che ha annunciato di essere “pronto ad affondare la nave per dimostrare la propria potenza militare”. A riportare la minaccia è stato il Rodong Sinmun, l’organo di stampa ufficiale del Partito dei Lavoratori nordcoreano. “Siamo pronti a cancellarvi dalla faccia della Terra”, si legge nel quotidiano, che accusa gli Stati Uniti di pianificare un attacco con armi chimiche contro la Corea del Nord.
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