La preziosa città di fango patrimonio dell’umanità di Djenné, in Mali, rischia di scomparire, avverte l’Unesco.
Il sito è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1988 ed è stato inserito nella lista dei luoghi in pericolo dal momento che l’area è sprofondata nell’insicurezza per la presenza di gruppi armati islamici.
L’antica città di Djenné è abitata dal 250 avanti Cristo ed è caratterizzata da una particolare architettura che impiegava terra, fango e mattoni nella costruzione degli edifici.
La città vecchia di Djenné comprende quattro siti archeologici con quasi 2.000 case le cui facciate decorative sono rimaste intatte dal terzo secolo avanti cristo. Gli edifici sono tra i più famosi in Mali, un paese che vanta anche l’antica città di Timbuktu.
Edmond Moukala, a capo del patrimonio mondiale dell’Unesco in Africa, ha detto che le preoccupazioni sono state sollevate quando una squadra di supervisori si è recata in visita nel sito e vi ha trovato segni di deterioramento.
“Il governo del Mali sta affrontando molte minacce” ha spiegato lui. Nel 2012 alcuni soldati ammutinati, guidati da Amadou Haya Sanogo, organizzarono un colpo di stato. Poco dopo scoppiò una guerra civile durante la quale i militanti legati ad al-Qaeda distrussero antichi santuari e tombe nel sito del patrimonio Unesco, Timbuktu.
Nel 2013 un contingente guidato da truppe francesi intervenne per respingere la rivolta dei Tuareg che si erano alleati ai militanti islamici ribelli e che erano riusciti a prendere il controllo di Timbuktu e di altre città del nord.
Negli ultimi giorni sono esplose nuove violenze. L’esercito ha aperto il fuoco sui manifestanti nella città settentrionale di Gao che si erano opposti a un’autorità provvisoria incaricata di mantenere la stabilità nella regione desertica.
Sia Timbuktu che una tomba antica di Gao sono state inserite nella lista dei siti in pericolo dal 2012. I 54 luoghi presenti nella lista comprendono patrimoni archeologici in Siria, Iraq e Afghanistan.
Il Mali è a maggioranza islamica, (80 per cento), con una presenza di animisti (18 per cento) e una piccola minoranza di cristiani (1 per cento).