In Cina il presidente Xi Jinping potrebbe rimanere al potere a tempo indeterminato. Lo scorso 25 febbraio i dirigenti del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese hanno infatti proposto l’eliminazione dalla Costituzione del limite del doppio mandato per il presidente.
Xi Jinping, 65 anni, è alla guida della Repubblica popolare dal marzo 2013. Il prossimo aprile inizierà il suo secondo mandato da presidente, che scadrà nel 2023.
In base alla Costituzione cinese vigente, un eventuale terzo mandato gli sarebbe precluso.
Se il prossimo 5 marzo l’Assemblea Nazionale del Popolo ratificherà la modifica costituzionale proposta del Partito, la sua permanenza al potere potrebbe prolungarsi a oltranza.
Questa prospettiva ha sollevato grande allarme. In Cina sui social network molti utenti hanno espresso timori su una possibile involuzione del sistema di potere cinese verso qualcosa di simile alla Corea del Nord.
Bill Bishop, autore della newsletter Sinocism, sostiene che Xi potrebbe diventare una sorta di Putin cinese, ma “più efficace, molto più potente e francamente molto più ambizioso”
Il quotidiano britannico Financial Times ha sottolineato come la mossa di cancellare il limite del doppio mandato sia stata pensata come un messaggio all’Occidente.
Molti analisti leggono la proposta non tanto in un’ottica di politica interna, quanto di rappresentanza della Cina sulla scena internazionale.
Nella gerarchia dei poteri cinese la leadership del Partito e delle Forze armate sono prevalenti rispetto alla presidenza della Repubblica. Ma è solo grazie alla carica presidenziale che Xi in questi cinque anni si è affermato su scala mondiale come leader della Cina.
Un aspetto, questo, al quale il presidente ha dimostrato di tenere molto, come dimostrano i 28 viaggi all’estero compiuti nel corso del suo primo mandato, che lo hanno portato a visitare più di 50 Paesi. Nessuno dei suoi predecessori aveva viaggiato così tanto fuori dalla Cina.
Uno dei progetti su cui Xi ha puntato maggiormente è quello della “Belt and Road”, la realizzazione di una nuova Via della Seta: un moderno sistema di infrastrutture connesse via terra e via mare per avvicinare tra loro Cina ed Europa.
Secondo alcuni commentatori, il presidente mira a diventare imperatore a vita. La sua attività politica, del resto, è stata sempre improntata alle grandi ambizioni.
Quando nel 2012 diventò segretario generale del Partito Comunista Xi promise di riportare che avrebbe riportato la Cina al suo legittimo posto, e cioè al centro degli affari mondiali. Nel 2017 il presidente ha salutato l’avvento di “una nuova era” di potenza globale cinese.
Questa interpretazione non è condivisa da tutti. Secondo altri commentatori, Xi vorrebbe prolungare la sua permanenza al potere esclusivamente per ragioni di politica interna.
Si osserva, infatti, che in questi anni il presidente ha epurato e incarcerato molti potenti nemici: il potere eterno sarebbe dunque visto come l’unico modo per impedire ai rivali vendicativi di condannarlo a un destino simile.
Xi, peraltro, non è solo presidente della Repubblica Popolare, ma ricopre anche le cariche di segretario generale del Partito Comunista Cinese, rinnovata nell’ottobre scorso, e di presidente della Commissione Militare Centrale, l’organo di vertice delle Forze Armate.
Già i suoi due predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao, accumulavano tutte e tre le cariche. Ma Xi ha qualcosa in più. La sua filosofia politica, il cosiddetto “pensiero di Xi Jinping”, lo scorso ottobre è stata inserita nella Costituzione del Partito Comunista cinese e, secondo i media locali, presto entrerà anche nella Costituzione dello Stato.
Il 28 febbraio il Dipartimento Nazionale di Statistica della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato gli ultimi dati sull’economia cinese. Il Pil del Dragone cinese, pari ad oltre 13mila miliardi di dollari, viene confermato in crescita del 6,9 per cento rispetto all’anno precedente.