L’agenzia spaziale cinese ha spedito in orbita un carico molto speciale. Quando la settimana scorsa Pechino ha lanciato il nuovo laboratorio spaziale, Tiangong 2, tra il materiale incluso per la missione c’erano una selezione di viti sauvignon, merlot e pinot nero.
Perché? Perché gli scienziati e i produttori di vino cinesi sperano che il viaggio spaziale inneschi nelle viti delle mutazioni che le rendano adatte a sopportare i climi ostili delle regioni vinicole della Cina.
In effetti, la produzione cinese si concentra in zona come il deserto del Gobi, l’altopiano del Tibet o la regione del Ningxia, dove gli inverni portano con sé temperature di -25 gradi centigradi.
Insomma, Pechino vorrebbe creare supervitigni in grado di resistere a temperature rigide, siccità e virus e incrementare così una produzione che da qualche tempo ha cominciato una crescita esponenziale.
La Cina è tra i principali produttori di vino, il maggior consumatore di rosso al mondo e ha persino più vigneti di Francia e Italia, i leader indiscussi del settore.
L’obiettivo, adesso, è quello di migliorare la qualità della sua produzione, ma non è chiaro se la missione spaziale possa avere un ruolo anche in questo.