Cina, ban sui pc e software stranieri
Secondo quanto riporta il Financial Times, la Cina vuole vietare, e quindi rimuovere, pc e software stranieri in tutte le istituzioni pubbliche e negli uffici governativi entro il 2020.
Ogni computer utilizzato dalla pubblica amministrazione cinese, quindi, dovrà essere costruito da un produttore locale, con componenti realizzati da aziende cinesi e con un sistema operativo e software cinesi.
La stretta introdotta dall’Ufficio Centrale del Partito Comunista Cinese segna un ulteriore rottura dei rapporti commerciali tra Cina e Stati Uniti.
A subire un impatto negativo sono infatti i grandi produttori statunitensi come Hp, Dell e Microsoft. Dopo che il presidente Usa Donald Trump ha bandito la vendita di componenti Huawei, esortando anche gli alleati europei tra cui l’Italia, a non affidarsi all’azienda di telecomunicazioni cinesi per lo sviluppo delle reti 5G, la decisione della Cina potrebbe essere vista come una ritorsione ai danni degli Stati Uniti.
Il quotidiano britannico avrebbe appreso la notizia della direttiva emanata dal governo di Pechino da due dipendenti di due aziende di sicurezza informatica.
Secondo alcuni analisti citati dal Financial Times, il divieto di pc e software stranieri in Cina prevede una sostituzione del 30 per cento dei dispositivi e dei software entro la fine del 2020, del 50 per cento entro la fine del 2021 e del restante 20 per cento entro la fine dell’anno successivo.
I colossi statunitensi dell’informatica potrebbero subire un significativo danno economico in seguito a questa decisione. Con la Cina infatti i big tech Usa producono ricavi per circa 150 miliardi di dollari all’anno, anche se si tratta prevalentemente di privati.
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