Papa Francesco non incontrerà il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in visita in Italia i prossimi 29 e 30 settembre. Lo si apprende da “Agenzia Nova”, secondo cui il pontefice non è solito incontrare alcun capo dello Stato sotto periodo elettorale, mentre rimane confermato l’appuntamento in agenda con il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Si tratta, in realtà, di una giustificazione formale che evita uno scontro frontale con Washington.
Secondo quanto riferito in una nota dal dipartimento di Stato Usa, in Vaticano Pompeo incontrerà il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Richard Gallagher, mentre il 30 settembre terrà anche un discorso all’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, in occasione di un simposio sull’avanzamento e la difesa della libertà religiosa attraverso la diplomazia. La notizia del mancato incontro tra papa Francesco e il responsabile della diplomazia Usa avviene nel quadro delle tensioni accese di recente da Washington in merito al rinnovo dell’accordo tra Cina e Vaticano a proposito delle modalità di nomina dei vescovi cattolici cinesi.
“Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina”, ma nel frattempo “gli abusi sui fedeli sono solo peggiorati”, scriveva la scorsa settimana il capo della diplomazia di Washington sulla rivista neo-con “First Things”, aggiungendo che, se rinnovasse l’intesa, “il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale”. Si trattava di lungo appello a papa Francesco perché stracciasse quell’intesa con il governo cinese siglata due anni fa. Pompeo lo aveva lanciato a nove giorni dalla sua visita in Vaticano.
“La Santa sede ha una capacità unica e il dovere di concentrare l’attenzione del mondo sulle violazioni dei diritti umani, specialmente quelle perpetrate da regimi totalitari come quello di Pechino”. “Quello stesso potere di autorità morale – aggiungeva Pompeo – dovrebbe essere usato oggi nei confronti del Partito comunista cinese”.
Poi l’affondo finale. “Se il Partito comunista cinese riuscirà a mettere sull’attenti la Chiesa cattolica e altre comunità religiose, i regimi che disdegnano i diritti umani saranno rafforzati, e il costo della resistenza alle tirannie si alzerà per tutti i coraggiosi fedeli che onorano Dio al di sopra dell’autocrate di turno”. Dunque l’invito direttamente al pontefice: “Prego che, mentre si rapporta con il Pcc, la Santa sede e chiunque creda nella luce divina che illumina ogni vita umana possa ascoltare le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni, “La verità vi renderà liberi”.
La scelta di First Things non è casuale: si tratta infatti di un autorevole giornale che si occupa di informazione religiosa a largo spettro e molto trasversale tra tutte le confessioni monoteiste. E soprattutto è un mensile molto conservatore e certo ben poco accondiscendente nei confronti di questo pontificato.
Leggi anche: Vaticano, il cardinale Becciu si dimette e rinuncia al cardinalato; Angelus, Papa Francesco: “Chiacchiericcio peste peggiore del Covid”
Leggi l'articolo originale su TPI.it