Il parlamento cinese ha approvato lunedì 7 novembre un provvedimento che impedisce a due parlamentari indipendentisti di Hong Kong eletti a settembre 2016 di assumere la carica. Si tratta di una delle più pesanti interferenze di Pechino nel sistema politico e istituzionale dell’ex colonia britannica negli ultimi vent’anni.
I parlamentari Sixtus Leung e Yau Wai-ching al momento del loro insediamento hanno rifiutato di giurare fedeltà a Pechino. Ma l’Assemblea nazionale del popolo, unica camera legislativa in Cina, ha adottato un provvedimento con cui interpreta in modo stringente una disposizione della costituzione di Hong Kong che impedisce a qualsiasi funzionario che non esegua correttamente il giuramento di assumere la carica.
Il provvedimento stabilisce infatti che i deputati della ex colonia britannica debbano giurare fedeltà a Hong Kong come parte della Cina e che, qualora cambino la formulazione del giuramento, non possano insediarsi in parlamento.La decisione arriva dopo settimane di caos nel parlamento di Hong Kong. Domenica 6 novembre si sono tenute proteste nel paese e ci sono stati alcuni scontri, con almeno quattro arresti.
Il capo del governo locale di Hong Kong, CY Leung, ha detto che il suo governo attuerà pienamente la decisione di Pechino.
A Hong Kong vige un regime di semi-autonomia nei confronti della Cina, sulla base del principio “un paese, due sistemi”, in atto da quando il territorio è stato restituito a Pechino nel 1997. Ma la costituzione dell’ex colonia britannica consente al parlamento cinese di dettare l’ultima parola su come interpretare le sue leggi interne.
A settembre 2016 si sono svolte le prime elezioni dalla “rivoluzione degli ombrelli”, quando migliaia di studenti sono scesi nelle piazze di Hong Kong per manifestare contro la decisione della Cina di non concedere libere elezioni.